Il cantiere Inter è decollato. Solo Mancio finisce a terra

Gol di Palacio, Icardi e Vidic. Genoa ko. Il lavoro del tecnico dà frutti. Ma Andreolli lo abbatte col pallone: "Mi sa che non giocherò più..."

Il cantiere Inter è decollato. Solo Mancio finisce a terra

«Soddisfatto per il risultato. Siamo calati nel secondo, troppo indietro, abbiamo subìto e questo non deve accadere, ma stiamo migliorando di partita in partita». Mancio sta iniziando a restituire l'Inter ai suoi tifosi. Gol di Palacio con la caviglia infiammata, raddoppio di Icardi che sale a quota dieci, break di Izzo, primo gol di Vidic in serie A.

Il Genoa ha fatto la sua partita, era in serie positiva, a San Siro l'hanno seguita un mucchio di tifosi, Gasperini ha anche trovato irregolare il gol di Icardi, ma il risultato non fa una grinza, Izzo pensava di averla riaperta, neppure tre minuti dopo Vidic ha mandato un segnale forte a tutta la serie A. Questa squadra può stupire, la metamorfosi è totale, Mancini ha spiegato la flessione nel finale con tre giocatori fisicamente in ritardo, Palacio lo ha potuto sostituire senza problemi, 21' st, Andreolli e Vidic no, non ne aveva altri, ma proprio i due centrali erano in fila sull'angolo di Podolski, l'ex United ha anticipato il capitano, gol del 3-1 in piena area Genoa affollata dall'entusiasmo nerazzurro. Hanno giocato e hanno giocato forte, palloni di prima, idee, collaborazione, finalmente una squadra e il giudizio non è relativo a 90' occasionali, la svolta s'è vista martedì allo Juventus stadium, ieri è stata solo confermata senza le accelerazioni di Kovacic, fatto non trascurabile. È cresciuto D'Ambrosio, bene Guarin nella nuova posizione più arretrata che non lo penalizza ma lo costringe a un maggiore rigore tattico, massiccia presenza nella metà campo avversaria con Palacio, Hernanes e Podolski alle spalle di Icardi. Il Genoa non ha subìto passivamente, è stata una partita vera, come quella di Torino giudicata un manifesto della nostra serie A svuotata da ombre e riempita solo di calcio. E l'Inter punta a diventare la nuova rivale dei bianconeri, sta prendendo coscienza, sale, rispolvera la bacheca, la strada è quella buona, senza enfasi.

Intanto però resta lontana, è solo una del gruppo che si batte per la volata quando i primi hanno già tagliato il traguardo da un pezzo. La prossima è l'ultima del girone d'andata, l'Inter gioca sabato a Empoli alle 18, nella migliore delle ipotesi arriva a 28 punti, una media da 56 finali, un totale che lo scorso anno non valeva neppure un preliminare di Europa League. C'è da lavorare sodo ma intanto già si vedono delle cose. Mancini vuole iniziare l'azione dal basso, Handanovic spesso va in difficoltà perché con i piedi è lontano qualche galassia dalle sue prestazioni con i guanti. Sono brividi e il rischio è scoprire un nervo sul pressing avversario, ma anche qui c'è uno schema neanche troppo nascosto. Medel scende fino al limite dell'area per portare su il pallone e la squadra accorcia per non lasciare il vuoto a centrocampo, salgono gli avversari e per Icardi si aprono distese. Mancini non sta lasciando niente al caso. Ieri era talmente dentro la partita che a un certo punto si è preso anche una pallonata in pieno volto su rinvio energico di Andreolli. Il Mancio è stramazzato a terra fulminato. È accorso lo staff a rialzarlo e a massaggiargli il crapino fra l'ilarità generale. Appena rimesso in piedi ha puntato Andreolli mimando la sua sostituzione, nuova risata generale di tutto lo stadio.

Poi la confessione di Andreolli: «No, non l'ho fatto apposta, mi è dispiaciuto abbatterlo, mi sono tranquillizzato quando ho visto che l'aveva presa con un sorriso. Anche se poi nello spogliatoio mi ha fatto sapere che non giocherò mai più finché ci sarà lui ad allenare l'Inter».

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