Miccoli rompe il silenzio dopo la scarcerazione: "Ecco tutti i miei errori..."

L'ex attaccante del Palermo torna a parlare dopo la detenzione e la condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso. E lo fa pubblicando una lunga lettera su Instagram

Miccoli rompe il silenzio dopo la scarcerazione: "Ecco tutti i miei errori..."

Fabrizio Miccoli è tornato in libertà lo scorso 13 maggio dopo 6 mesi di detenzione. Il tribunale di sorveglianza di Venezia (l'ex capitano del Palermo era detenuto nel carcere di Rovigo) gli ha infatti concesso l'affidamento in prova.

L'ex calciatore salentino fu condannato in via definitiva a 3 anni e 3 mesi di reclusione con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Una vecchia vicenda, una ferita ancora aperta per Miccoli, che ha scelto di affidarsi a un lungo post su Instagram per ribadire la sua posizione, per chiedere ancora una volta scusa, ma soprattutto per chiarire che lui sente di non aver mai fatto parte di quel mondo che lo ha portato in carcere.

"Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. Ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato". Inizia così il lungo post su Instagram in cui l'ex capitano del Palermo, prende posizione sulle sue vicende giudiziarie e sulla frase registrata durante un'intercettazione sul giudice Giovanni Falcone.

"Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni - prosegue Miccoli - tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Il secondo è stato quello di usare delle parole sbagliate, che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile, invece sei solo umano. Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente".

Sulla sentenza di condanna a tre anni e sei mesi Miccoli scrive che non l'ha mai condivisa "perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma - sottolinea - l'ho rispettata presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno lì dentro sembra infinto, 6-7 mesi un'eternità. La pena più grande - osserva l'ex calciatore -l'ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene".

Adesso può arrivare la svolta: "Qualche settimana fa sono tornato in libertà. Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo. Non è questo che voglio ottenere con questa lettera. Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione, dire la mia anziché farla dire ad altri".

Miccoli ringrazia la famiglia, gli avvocati Antonio Savoia e Giulia Solenni e "i miei tifosi che in questi anni non hanno chiesto spiegazioni, mi hanno supportato e mostrato un amore e un affetto che mai avrei pensato". Poi chiude così: "Ho quasi 43 anni e spero di recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli".

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