Milan, basta doppia vita. Il Real diventi la regola

Cardinale e Ibra gasatissimi. Leao torna star: "Ho fatto in modo che la m... non mi fermasse"

Milan, basta doppia vita. Il Real diventi la regola
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«Questo è il Milan» l'arringa di Ibra dinanzi alla tavolata per la cena notturna seguita al 3 a 1 del Bernabeu è apparsa quasi come un grido di guerra. È stato in effetti un modo per riannodare il presente, non ancora convincente, scandito da qualche altissimo (derby e Real) e più di un basso (sconfitte di Parma e Firenze) con la storia gloriosa del club passato proprio dagli snodi europei più qualificanti per lucidare il proprio impagabile albo d'oro. Gasatissimo è apparso anche Gerry Cardinale, il proprietario, arrivato in Spagna appositamente per sedersi in tribuna al fianco di Florentino Perez col quale il Milan ha mantenuto eccellenti relazioni diplomatiche. L'incasso Champions fin qui di 45 milioni è un altro piccolo contributo al cambiamento dell'umore collettivo degli uffici di casa Milan. Eppure siamo solo all'inizio del tempo utile per dichiarare chiusa la fase dalla doppia vita fin qui vissuta dai rossoneri e imboccare invece il sentiero più complicato della continuità di risultati e prestazioni in campionato. Leao ha ricevuto il trattamento da super star nella notte in cui Mbappè e Vinicius sono rimasti quasi al buio. Morata l'ha salutato così: «È il più forte di tutti noi». Fonseca l'ha spronato così: «Può ancora dare di più». Nel mezzo è rimasto a galla il post dell'interessato su Instagram che ha scolpito una frase diventata una sorta di riassunto delle puntate precedenti («soffrivo e mi agitavo allo stesso tempo, eppure ho fatto in modo che la mda non mi fermasse»). Sarebbe un tragico errore se il portoghese pensasse che il suo compito si è esaurito con le giocate di martedì notte al Bernabeu: quella dev'essere la spinta e non invece una esaltante eccezione.

Identico è il compito finito adesso sulle spalle di Paulo Fonseca e del suo Milan, capace anche di violentare il credo del «calcio dominante», per scegliere la difesa 5 con Musah applicato dalla parte di Vinicius, senza perdere le sue qualità, da Leao appunto fino all'altro faro del calcio milanista, Reijnders. «Perché la stessa prova non vi è riuscita col Monza?» il quesito di Fabio Capello rivolto a Fonseca (che ha provocato la solita volgare razione di insulti sul web) è la chiave di volta per stabilire la missione prossima del Milan. Che è quella dichiarata di trarre consapevolezza dalla notte di Champions e anche maggiore fede nelle idee del suo tecnico, accolto da un generale scetticismo e per questo probabilmente non capito fino in fondo in occasione delle sue prime, discusse scelte. Forse solo ora Fonseca è in grado di conoscere meglio caratteristiche e qualità della sua rosa, mai completata (manca un centrocampista di scorta all'appello), forse solo ora lo stato di forma di Theo e Leao è salito vertiginosamente, esaltato poi nello specifico dal teatro nel quale hanno recitato martedì notte. Anche qualche discusso difensore, esempio classico Thiaw, è sembrato restituito al rendimento più affidabile.

E, per chiudere, il dispositivo tattico con un terzo centrocampista a fare da filtro (decisivo l'intercetto di Musah nell'azione del 2 a 1 di Morata) può diventare una correzione del sistema di gioco così da renderlo meno fragile e più competitivo. Aspettare Cagliari sabato sera, per credere.

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