Ci sono due o tre spunti molti interessanti dettati dalla serata no del Milan di Salerno e dai commenti successivi di Stefano Pioli. Cominciamo dal primo. Ormai siamo al terzo indizio che di solito compone una prova solenne: il Milan è in clamoroso ritardo nella contabilità con le provinciali. Dieci sono i punti persi per strada tra il pari di Udine e le sconfitte con Salernitana, Sassuolo e Spezia. Dieci punti sono una cifra consistente che può scavare un fossato in materia di posizioni in classifica e ambizioni. Il Napoli, per esempio, è a meno 8. Di segno opposto invece l'esito delle sfide con le concorrenti alla zona Champions: conquistati contro l'Inter 4 punti (su 6), 2 con la Juve (su 6), 0 col Napoli (in 90') e 3 con l'Atalanta (in 90'), 6 con la Roma, 3 con la Lazio. Questo diverso fatturato qualcosa può e deve raccontare sul conto delle caratteristiche più psicologiche che tecniche del Milan e del suo ambiente, popolato da giovani promesse che - a quell'età - alternano prove di grande spessore a cadute di attenzione e tensione. Ne è una dimostrazione significativa quel che è accaduto a Salerno dove, per esempio, alcuni pilastri dello schieramento (il portiere Maignan, Tomori, Tonali stesso, Leao) hanno commesso distrazioni e sfondoni decisivi.
Gli altri spunti sono dettati dalle parole di Pioli, a fine partita. La frase più significativa è la seguente: «Mi chiedo perché voi addetti ai lavori non credete al Milan in corsa per lo scudetto e continuate a farmi la domanda sullo scudetto». Ecco: la risposta è molto semplice. Perché questo è compito degli osservatori e degli analisti, compreso il sottoscritto. Se il Milan, nella passata edizione di mercato, non sostituisce mai Calhanoglu e lo rimpiazza con Diaz che è trequartista discontinuo, se in quella invernale di gennaio 2022, non provvede a sostituire l'infortunato Kjaer, leader della difesa, è evidente che insegue un modello economico-finanziario diverso rispetto per esempio a Inter e Juve. Se poi, nonostante la striscia di infortuni del girone d'andata, e quelle cadute sopra descritte in provincia, il Milan è riuscito a salire sulla cima della classifica per qualche turno, allora bisogna chiedere conto al tecnico.
Pioli, infine, venerdì mattina, in conferenza-stampa, aveva detto apertamente di essere preoccupato prima del viaggio a Salerno e di affrontare il rivale un po' al buio perché non si conoscevano le intenzioni di Nicola appena arrivato sulla panchina campana. Ammessa la mancanza di aggiornamenti, può essere motivo per subire in vantaggio di 1 a 0, il gol del pari in contropiede e del successivo 2 a 1 dalla Salernitana con due cross precisi di Mazzocchi? La risposta è scontata.
C'è da chiedergli: era preoccupato perché aveva intuito qualcosa in settimana, la prima completamente libera da altri impegni, con qualche giorno in più di riposo tra l'altro. Ecco l'ultimo quesito: non sarà che questo gruppo ha bisogno di sentirsi sotto tiro per andare al massimo?
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