No, non finisce qui. Non finisce qui il duello Milan-Juve per lo scudetto. Non può finire così, con due gol fantasma che pesano sulla classifica e moltiplicano rancori, veleni, polemiche. Adriano Galliani, che non ha affatto sbollito l’ira funesta di sabato sera, l’ha ripetuto in modo esplicito anche ieri prima di mettersi davanti alla tv per assistere a Juve-Napoli. «Per la seconda volta il pallone varca la linea, quando varca la linea per regolamento è gol, ma per noi no. Io capisco gli errori arbitrali e li accetto ma non capisco come mai a noi non danno gol quando è gol, è francamente inaccettabile» lo sfogo diventato un must, col telefonino sventolato sotto il naso dei molti cronisti presenti a Catania. Il vice-presidente del Milan mostrava un mms che gli era arrivato col piedone di Marchese ben oltre la linea di porta per respingere il pallone calciato da Robinho prima di inchiodare la frase più appuntita: «Spero che questo episodio non alteri il risultato del campionato». Ecco la denuncia del Milan (anche Allegri ha perso la pazienza sabato sera) e di Galliani: questi due gol fantasma possono orientare in modo diverso il destino dello scudetto.
La foto, dal telefonino di Galliani, è rimbalzata sulla home page del sito rossonero con un commento secco: inaccettabile. Lo stesso aggettivo utilizzato da Galliani che è diventato il direttore editoriale della comunicazione milanista. Sull’autenticità della foto e dell’immagine è partito, all’ora di pranzo, un tam tam sul web, alimentato dai siti di fede juventina. Hanno dovuto tutti attendere il servizio di Sky che ha documentato: è una immagine Sky, ripresa col telefonino dalla tv, senza manipolazione alcuna. Per fortuna: il calcio italiano ha bisogno di tutto tranne che di un capitolo di spionaggio e di foto tarocche. Ma Galliani non si è fermato alla protesta e nemmeno alla denuncia. Ha chiamato al telefono l’avvocato Cantamessa pregandolo di mettersi subito al lavoro per preparare una richiesta ufficiale indirizzata al presidente della federcalcio Abete: si prepari per introdurre nel campionato di serie A l’arbitro di porta, già adottato in Uefa da Platini. Chissà, forse aiuterà a risolvere in futuro uno dei tanti problemi del nostro calcio. Massimo Mauro, uno degli opinionisti Sky, ha addirittura chiesto di introdurre la novità nelle prossime otto partite che porteranno il campionato sotto lo striscione del traguardo. Impossibile, naturalmente. Per due motivi: 1) perché le riforme a bocce in movimento sono una sciagura; 2) perché al Milan quei due gol fantasma non saranno certo restituiti.
Dell’argomento, tecnologia nel calcio, si parlò a lungo anche nel corso della premiazione di Rivera, ospite numero uno Platini, presidente dell’Uefa. Michel fu irremovibile in materia: l’unica riforma è quella dell’arbitro di porta. A Catania sarebbe servita? Meglio un arbitro dietro la porta che un assistente, incapace, Ghiandai, a trenta metri di distanza dopo un paio di sfondoni sulla materia del fuorigioco (Boateng e Ibrahimovic).
Non può finire qui. E non solo perché il duello tricolore è tutto da disputare. Ma perché nel frattempo il Milan è pronto a volare questa mattina alla volta di Barcellona con un esponente in più, iscritto regolarmente nella lista dei convocati da Allegri (sono 23, numero record per una trasferta Champions). Si tratta di Pato, reduce dal famoso consulto americano con una risposta esauriente al quesito principale: perché Pato ha avuto più ricadute nei suoi acciacchi muscolari? Secondo l’esperto di Atlanta, c’è una questione neurologica che è stata scoperta e corretta velocemente. Meesserman non ha avuto dubbi: «Restituiamo ad Allegri un giocatore pronto». Una specie di certificato di garanzia. Pato, di sicuro, andrà in panchina. Pronto alla bisogna. Nella consapevolezza che il suo utilizzo, sia pure limitato negli ultimi 15-20 minuti, può diventare un jolly da calare al Camp Nou. Nelle memoria collettiva rossonera, è ben stampata l’azione in velocità con cui Pato aprì la sfida del girone eliminatorio nel settembre del 2011. Una macumba? Probabilmente.
E quel che viene considerato un piccolo difetto (3 pareggi nelle ultime 4) può rivelarsi un autentico affare.
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