Milan, tre punti e poco gioco

Uomo in più dal 12' e gol su rigore. Galliani: "Fra 15 giorni più chiari. Giampaolo? Fa giocare bene"

Milan, tre punti e poco gioco

Tra due settimane saremo più chiari». Adriano Galliani ha dettato l’agenda del Milan, legata indissolubilmente agli sviluppi, tecnici e societari, che devono prendere forma nelle prossime due settimane, finale di coppa Italia compresa quindi. Elogiato Giampaolo, tecnico dell’Empoli («è uno capace che fa giocare bene le sue squadre»), il vice-Berlusconi non ha nemmeno allontanato il possibile ritorno di Ibrahimovic rinviando appunto alla fine della stagione le scelte decisive del club, allenatore e star da riportare a San Siro compresi. Nel frattempo, da lunedì, si può riprendere a tessere la tela della trattativa con i cinesi (advisor americano) passando dal via libera di Fininvest (previo sì del cda) all’esclusiva (senza penale e con possibilità di recesso gratuita).

Tra due settimane capiremo meglio il futuro del Milan ma il suo presente non è ancora degno del glorioso passato. E non solo per una questione legata alla classifica. Qui si parla del famoso gioco, mai decollato sotto la guida di Mihajlovic e faticosamente rammendato dalla cura Brocchi che pure non ha ottenuto quel che gli avevano promesso a Milanello dopo il 3 a 3 col Frosinone. E cioè una partenza a mille all’ora. Perché invece è stato il Bologna a sgabbiare in modo promettente salvo poi complicarsi la serata cominciata con una coreografia spettacolare e la nuova maglia (riproposta quella dei tempi di Schiavo) e a meno di un quarto d’ora dall’inizio rovinata dall’espulsione di Diawara (doppio giallo: prima litiga con Mauri, poi stende secco Montolivo). A quel punto, finalmente, i rossoneri sono usciti dal guscio, hanno messo da parte timidezze e pigrizie, e guadagnando metro dopo metro, hanno raggiunto il vantaggio su rigore (Bacca al sigillo numero 17 della stagione: e questo sarebbe da mandar via per far posto a Lapadula?, ma ci faccia il piacere!), merito, nella circostanza, dello scatto felino di Luiz Adriano (lancio di Mauri) steso dal connazionale Da Costa in uscita spericolata.

Può soddisfare parzialmente il ricorso alla meglio gioventù del vivaio milanista, con una difesa piena di esponenti classe ’90, Calabria, De Sciglio, Donnarumma e Romagnoli, l’utilizzo ripetuto di Mauri a centrocampo ignorato da Sinisa ma non è da questi particolari che si può riconoscere una qualche sembianza del dna rossonero. Anzi, specie nella ripresa, appena il Bologna ha deciso di consumare le ultime energie per rimontare la china del risultato, il Milan ha mostrato il suo tratto più avvilente, la sua cifra tecnica più preoccupante. Ha patito gli sforzi degli allievi di Donadoni difendendosi da provinciale, rinvii alla viva il parroco. La spiegazione elementare è la seguente: il centrocampo è un colabrodo perciò Brocchi ha provato a smontare e rimontare il reparto, via Mauri e Kucka deludente, dentro Bertolacci (altro flop) e Poli per avere almeno un po’ più di dinamismo, quindi fuori anche Honda, senza smalto, rimpiazzato nel finale da Boateng. Mai una giocata da segnalare, mai un colpo d’ala, mai un qualcosa che rubi l’occhio se non qualche isolato contropiede nel finale (azione combinata De Sciglio- Luiz Adriano preferito in partenza a Mario Balotelli debilitato da uno stato influenzale). Il pari del Bologna, meritato a quel punto, sui titoli di coda, firmato da Masina, è stato cancellato (giustamente) per un fuorigioco classico tra mille proteste.

Così alla fine nella sporta di Brocchi è rimasto solo il secondo successo della sua breve stagione. Tre punti e nient’altro. Donadoni ha perso col suo Milan ma ha poco di cui pentirsi se non il difetto noto dei suoi, tirano poco in porta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica