Una Mole infinita di guai Juve, è un'altra storia. Occasione d'oro del Toro

Nel 2015 i bianconeri lanciarono la rimonta vincendo il derby. Ma quella era una vera squadra

Una Mole infinita di guai Juve, è un'altra storia. Occasione d'oro del Toro

Nelle speranze di Agnelli, Allegri e dell'intero mondo juventino, l'odierno 15 ottobre dovrà rappresentare la replica di quello che era andato in scena il 31 ottobre 2015. Ovvero il derby della svolta: lo spartiacque tra quanto di orrendo visto fino a quel momento 14esimo posto in classifica, sconfitte contro Udinese, Roma, Napoli e Sassuolo e quanto di unico la truppa di Allegri seppe poi costruire. Arrivando fino allo scudetto, il quinto di fila, grazie a un girone di ritorno da record con 17 vittorie in 19 partite. La scintilla fu merito di Cuadrado, autore di una rete in scivolata al 94' contro i cugini del Toro: un gol praticamente segnato con il fondoschiena, capace di ridare vita ed entusiasmo alla Juve, battuta pochi giorni prima a Reggio Emilia e per questo andata lei pure in ritiro.

Oggi, appunto, chissà. I bianconeri hanno perso quattro incontri sui nove disputati in campionato, distano sette punti dal quarto posto e dieci dalla vetta, stazionano a metà classifica e sopravanzano il Toro di due lunghezze. C'è spazio per tutto: per il sorpasso granata, ma anche per un rilancio delle ambizioni juventine, ammesso che poi si dia continuità di risultati per ribaltare una stagione fin qui fallimentare. Con la Champions compromessa, la squadra in ritiro e un clima da resa dei conti. Senza che nemmeno ci sia la certezza che il gruppo sette anni fa tirato da Buffon, Barzagli, Chiellini, Khedira e Mandzukic - remi compatto dalla stessa parte: «Voci infondate ha detto ieri Allegri -. Il ritiro non è una punizione, ma un modo per stare insieme più tempo e lavorare meglio. E non è vero che la squadra fosse contraria: quando siamo tornati da Israele, dovendo andare tutti a casa a prendere il necessario, ho dato io l'appuntamento al mattino successivo». Vero o no che sia, questa è la musica. «Dobbiamo compattarci tutti insieme, società, tifosi, squadra e staff tecnico. Fare cose semplici e ordinate con la giusta cattiveria agonistica». Evitando, avrebbe aggiunto dopo, «di prendere gol da situazioni di contropiede subito. Non è una questione fisica e di chilometri percorsi, ma di attenzione». Che evidentemente manca o non è sufficiente, almeno secondo il punto di vista del tecnico livornese. Più o meno solido sulla panchina, a dirla tutta: perché se anche oggi dovesse andare male, diventerebbe difficile per Agnelli fare ancora finta di nulla e immaginare una risalita. Servirà insomma una Juve modello Inter al Camp Nou contro il Barcellona: una squadra che lanci segnali inequivocabili, sia dal punto di vista del risultato che del gioco e della passione.

Quanto al Toro, da quando c'è Cairo ha vinto una sola volta su 26 appuntamenti, ha segnato finora 8 gol in

9 gare (la Juve 12), non vince in casa dal 5 settembre contro il Lecce e dovrà fare a meno di Ricci, Pellegri e forse Sanabria: Juric sarà in pratica senza attaccanti, ma sogna ugualmente di mandare i cugini all'inferno.

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