Qatar 2022 chiude la prima fase aggiungendo un altro record alla storia dei Mondiali. Per la prima volta, infatti, negli ottavi di finale sono rappresentati contemporaneamente tutti e 5 i continenti che, calcisticamente parlando, diventano 6, visto che l'America è divisa in Nord e Sud. Un record che potrebbe far parlare di inversione di tendenza, di trionfo della globalizzazione, di crescita dei continenti finora in secondo piano nel football. Ma bisogna stare attenti a non farsi prendere dall'euforia perché di fatto non è la prima volta che tutti i continenti sono rappresentati a questo livello, visto che 5 confederazioni approdarono agli ottavi anche nel 2010. Questa volta, è vero, c'è l'Australia che si aggiunge ad asiatiche e africane, ma bisogna tenere conto che i «canguri» rappresentano la confederazione asiatica a cui sono affiliati dal 2006 proprio per avere avversari più quotati. E la Nuova Zelanda, che ha vinto il torneo di qualificazione dell'Oceania, è poi stata eliminata allo spareggio inter-zone dalla Costarica.
Certo, geograficamente, è una bella suggestione vedere qui rappresentato ogni angolo del mondo, con l'Asia che centra il record di tre nazionali negli ottavi (compresa l'Australia, ovviamente, tornata dopo 16 anni), con il Giappone che ha vinto il proprio girone davanti a Spagna e Germania e approda per la quarta volta agli ottavi.
Come va segnalato che la componente africana è tornata a questi livelli con due squadre dopo il flop di Russia '18 dove uscirono tutte al primo turno. Qui la riscossa è firmata da Senegal e Marocco che hanno eguagliato il primato del 2014 quando si piazzarono tra le prime sedici Nigeria e Algeria. Ma da quando il Marocco ruppe il ghiaccio a Messico '86 ci si aspettava una crescita più significativa. Invece l'Africa ha piazzato due sole volte una squadra nei quarti: il Camerun nel '90 e il Ghana nel 2010.
Certo, la qualificazione delle africane fa rumore (anche in senso negativo, vedi gli episodi di Bruxelles) perché rappresenta sempre l'emancipazione, il riscatto di paesi che altrimenti resterebbero sempre alla periferia del mondo e utilizzano il calcio come «ascensore» socioeconomico. Mentre la qualificazione in extremis della Corea del Sud (a 20 anni dagli «aiutini» del mondiale casalingo) aumenta il peso dell'Asia solitamente aggrappata al Giappone, un paese che non ha il calcio tra i suoi primi pensieri, ma la cui nazionale interpreta tutti i valori del Sol levante, dal sacrificio, alla disciplina alla cortesia.
E comunque tutto questo progresso degli altri continenti non va ancora a scapito dell'Europa che, anzi, ha già fatto meglio di Brasile '14 e Sudafrica '10 (dove ne piazzò solo 6 agli ottavi)
e soprattutto alla resa dei conti è sempre il continente che va fino in fondo: negli ultimi 4 mondiali ha espresso 13 semifinaliste su 16. E anche senza belgi e tedeschi (oltre agli italiani) la tradizione può continuare.
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