Occhi lucidi e voce che trema, contraltare del boato forte come un tuono ai piedi del podio. Alla bandiera a scacchi è una sinfonia di strumenti diversi. Charles Leclerc è acuto quando nel casco, ancora in pista, grida il suo «grazie a tutti, veramente!».
Canta qualche strofa dell'inno di Mameli sul podio e ha poi un tono pacato quando accarezza le emozioni del dopo gara. «Una sensazione incredibile. Credevo che la prima volta quella del '19 - fosse unica, che l'eventuale seconda non sarebbe stata così speciale. Invece a 5 giri dalla fine tentavo di guardare sulle tribune, i tifosi in piedi. È stato qualcosa di davvero speciale», dice il numero 16, vincitore in rosso del Gp numero 16, vissuto dal record di 335mila spettatori. Poi Charles sterza sul tecnico: «So che sono un pilota, dovrei guidare le emozioni, ma non sono una roccia. Vincere nello stesso anno a Montecarlo e Monza, dove c'è il feeling più bello del mondo, è unico. Le evoluzioni che abbiamo portato in pista dicono del grandissimo lavoro fatto: stiamo chiedendo tantissimo, il team ci dà componenti di sviluppo migliori. Ma sappiamo che la McLaren ora resta la macchina di riferimento. Anche se sì, nemmeno oggi pensavo fosse possibile vincere». Le parole raccontano lo stesso concetto, ma il trasporto è diverso quando le pronuncia l'altro ferrarista, Carlos Sainz, quarto: «La squadra ha rischiato forte, in un giorno in cui era difficile fare previsioni. Avevamo un sacco di graining, ma Charles ha fatto un lavoro incredibile. Per me questi 4 anni da pilota Ferrari a Monza sono stati un piacere».
Nel saliscendi di tonalità, il team principal Fred Vasseur riprende le stesse note di Leclerc: «La strategia sulla sosta unica era in programma sin dall'inizio. È vero che siamo rimasti sorpresi dal degrado, ma probabilmente abbiamo sofferto meno degli altri. In questo lavoro devi valutare i rischi e gestirli», confessa con aria quasi imbarazzata davanti a tanto entusiasmo ferrarista. «Vincere a Monza, a casa nostra, è un'emozione unica. Questa vittoria è per tutti i nostri tifosi, che ci sostengono sempre», certifica il presidente Ferrari, John Elkann.
Dall'Inno alla gioia si passa al De profundis quando Oscar Piastri tira una riga alla gara: «Sì, fa male. Sono molto infastidito», confessa senza giri di parole, lui che era scattato secondo dietro al compagno Lando Norris.
«Con le gomme che avevamo, era rischioso tentare la sosta unica: Charles poteva provare qualcosa, ha azzardato nel modo giusto». Norris non cambia registro: «Sul sorpasso in avvio» da parte di Piastri, «sono rimasto sorpreso. Se avessi fermato un metro più tardi, non so. Sono un po' deluso, ma oggi giù il cappello alla Ferrari».
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