Montolivo dice addio al Brasile. Prandelli si consola con Sirigu

Nell'amichevole con l'Irlanda il rossonero si rompe, Aquilani in ospedale. Il portiere evita la sconfitta, difesa horror

Per Montolivo frattura della tibia
Per Montolivo frattura della tibia

Italia stregata dalla cattiva stella e dalle sue cattive abitudini: prima dell'europeo finì arrosto con la Russia, stavolta è stata congelata dall'Irlanda. Sirigu ha evitato una bella scorpacciata di gol irlandesi, la cattiva stella ha fatto il resto. Italia che perde i pezzi: Montolivo dice addio al mondiale, Aquilani ne è uscito stordito. Due in ospedale sono già troppi per una amichevole che doveva regalare risposte ai dubbi di Prandelli. Italia che non conforta, anzi per alcuni versi allarma. Sesta partita consecutiva senza successo, ma forse è il minore dei mali e dei guai. La nazionale nostra a Londra ha sempre vinto poco.

La maledizione del Craven Cottage ha fatto di peggio. D'accordo, il ct quasi preveggente aveva detto, ieri pomeriggio, di voler portare 24-25 giocatori in Brasile (la lista ufficiale è di 23, ma modificabile fino alla vigilia della partita con l'Inghilterra per accertare ragioni fisiche) per poter risolvere all'ultimo le incertezze legate alle condizioni di alcuni giocatori. Ma forse la realtà del campo ha superato il realismo attendista. Il rovinoso contrasto di capitan Montolivo con Pearce, incrocio duro, non certo da colpevolizzare l'irlandese, anzi un po' molle l'italiano, ha tolto un uomo dalla lista e il poveretto ha capito subito di essersi rotto. Nove minuti di amichevole per dirsi addio. In ospedale poi gli accertamenti hanno valutato la frattura della tibia. E, c'è da immaginare cosa sia passato nella mente di Prandelli, quando il suo sostituto, Aquilani, ha incrociato la testa contro il muro di Ward e poco dopo è stato costretto a uscire: in tutto 24 minuti di partita. Ed anche lui è finito in ospedale. «Situazioni che ci hanno frastornato, era difficile parlare di gioco nello spogliatoio», ha raccontato il ct.

Certo, se questo è l'inizio dell'avventura azzurra verso il Brasile, c'è ragione di restare storditi. E così è stato per l'Italia, nella quale erano tenuti sott'occhio Darmian («Buon debutto») e Paletta, Verratti schierato nella più tradizionale posizione di play maker, Immobile e Rossi. Però, dopo un inizio invitante, la squadra si è quasi fermata, ha subito, non si è ritrovata nel gioco, è stata calcisticamente invitante per rari sprazzi. Ha concluso poco e male, un gol di Immobile nella ripresa è stato fuoco di paglia: annullato per fuorigioco. Pilkington e Long, invece, hanno costretto Sirigu alla miglior figura fra i difensori. Troppe parate per stare tranquilli, ma tranquillità nel vederlo parare così: un buon secondo per Buffon. Poi la traversa lo ha salvato dalla conclusione di Quinn al 34 del secondo tempo. Buon per lui! Ma che dire della difesa? Da brividi. Bonucci al solito pericoloso. Paletta ha sbarellato un po' troppo. Darmian ha dimostrato che al fiducia del ct è ben riposta: ci ha messo corsa, forza fisica, personalità, non sempre precisione nell'ultimo passaggio. Verratti ha dimostrato di aver buon feeling con Immobile, ma alla lunga l'uno e l'altro sono finiti nel limbo degli ingrigiti. Fra l'altro il capocannoniere del campionato si è ingoiato situazioni e occasioni da far ricredere quelli del Borussia.

Nulla al confronto della sofferenza di Pepito Rossi che, per almeno 50 minuti, non ha visto una palla giocabile in attacco, tanto da spremersi fra le linee del centrocampo, tanta corsa a vuoto senza nulla concludere. Chiaro il suo nervosismo, incomprensibile l'incapacità dei centrocampisti di creare qualche situazione che lo favorisse. Dall'esame dei singoli (De Sciglio una cosetta, Aquilani mai in partita, Marchisio a sprazzi, Thiago Motta un po' distratto, Cerci insulso, Parolo titubante all'inizio poi sempre più perentorio) ne è uscita un'Italia ad alto tasso di mediocrità soprattutto nel gioco, con ragazzi di buona volontà che ogni tanto sembrano carta velina.


E forse non è stato un caso se, messo fuori Thiago lumacone Motta dal centrocampo, inserito Cassano al posto di Immobile, l'Italia abbia trovato miglior qualità, gioco più brillante: il duo d'attacco ha pescato buona intesa e Cassano ha infilato qualche assist che regala il senso della sua qualità e della necessità per questa squadra.
Fantantonio non giocava in azzurro da due anni (luglio 2012), ma la classe non invecchia mai. E non si scorda mai.

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