Monza, Milan e... cuore. Sfida che solo il Diavolo vuol vincere a tutti i costi

Berlusconi diviso tra i ruoli di ex patron dei rossoneri e presidente brianzolo: "Spero nel pari"

Monza, Milan e... cuore. Sfida che solo il Diavolo vuol vincere a tutti i costi

Monza-Milan non può essere soltanto una partita di calcio che decide subito sulla tentata rincorsa del Milan e sulla dimensione europea del Monza. La suggestiva definizione di Adriano Galliani («siamo noi contro noi») ripete e sottolinea il fattore romantico oltre che l'intreccio fiabesco dei destini di due tifoserie, mai nemiche, oggi gemellate dalla comune radice berlusconiana, con due città che vivono nel giro di pochissimi chilometri considerandosi una il prolungamento dell'altra. «Il Milan ha un posto nel mio cuore, il Monza non ancora» commenta asciutto Silvio Berlusconi, intervistato da Sky sport nella sua magione di Arcore dove un tempo si celebravano le cene in preparazione della Champions e gli incontri per la presentazione di allenatori e stelle del calcio internazionale collezionati da Galliani. «Sarei contento se finisse in pari» l'altro frammento di Silvio Berlusconi che custodisce nell'album di famiglia 31 anni memorabili alla guida del club rossonero salvato da un fallimento (presidenza Farina) e condotto a diventare «la squadra più forte al mondo» come promise dinanzi a una platea incredula durante una convention del luglio 1987 celebrata nel castello di Pomerio (Costacurta alla fine chiosò in dialetto milanese: Ches chi l'è matt). «Alla fine ci sono riuscito» è il suo orgoglio esibito insieme ai legami personali («a Maldini voglio bene, Baresi il più grande di tutti») che restano vivissimi insieme con i ricordi più fulgidi, «la finale di Atene '94 col Barcellona vinta 4 a 0 mentre in Senato il mio primo governo riscuoteva la fiducia»).

Quasi per onorare questo clima familiare, il Milan decide di continuare a giocare tatticamente a specchio con il Monza rivelazione di questo 2023 (8 risultati utili consecutivi, 28 i punti realizzati dalla gestione Palladino) e se per caso viene ripetuto a Pioli il giudizio tecnico di Berlusconi su Leao («lo farei giocare centravanti») la risposta da Milanello è di quelle («sono sempre d'accordo con Berlusconi») che segnalano come resti sempre condivisa la gloria passata nell'epoca segnata dalla ricerca di una faticosa risalita verso l'alto della classifica.

In verità Palladino, sul tema Leao, ha un'altra teoria, anche questa suggestiva: «Quando parte, per fermarlo, ci vorrebbe lo scooter!». A San Siro, un girone fa, il risultato (3 a 1 per i rossoneri) può rappresentare una falsa pista. «Non fu così semplice» ricostruisce Pioli deciso a proseguire lungo la strada del 3-4-2-1 che ha dato una sterzata alla stagione inaugurata da una striscia di scivoloni clamorosi. Di sicuro, come avverte Pioli, «sarà il risultato di Monza a stabilire se siamo davvero guariti», una sorta di plastica conferma contro il pericoloso rivale che ha già fermato in Brianza l'Inter (2 a 2) e castigato la Juve a Torino.

«Dobbiamo stare dentro questo buon momento» è l'auspicio che passa attraverso il solito elenco di indisponibili (a Bennacer si è aggiunto Calabria, Tomori invece recuperato; Carlos Augusto assente dall'altra parte) e il possibile ritorno di Ibra visto in settimana allenarsi con il figlio al fianco.

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