Mou "sbaglia" il rumore dei nemici

Dopo Sabatini anche Knudsen del Bodo. Glimt attacca il tecnico

Mou "sbaglia" il rumore dei nemici

«Questo tipo di atteggiamento è scioccante. I suoi valori e il suo modo di allenare sono così lontani da ciò che rappresento. È un'incredibile delusione vedere certi comportamenti da un tecnico come Mourinho, così titolato. Ho pensato se non fosse il caso di andare avanti nel mondo del calcio». Lo ha detto Kjetil Knutsen allenatore del Bodo Glimt, avversario giovedì della Roma in Conference league. «Io chiedo scusa a Mourinho solo per averlo nominato. Io sono grande ma al suo livello non arriverò mai, lui è un semidio. Nelle dichiarazioni dirà: Chi è questo?. Io non ho vinto un cazzo ma ho fatto tanto, ho letto tanto e continuo a farlo. Mi curo anche della vita e questa è una vita invivibile. Perché fatta di arroganza e di dislivelli». Lo ha detto Walter Sabatini, dirigente della Salernitana, avversaria domenica scorsa della Roma.

Dove sta il problema? Non nella Roma. Non nei suoi tifosi. Dunque, Josè Mourinho, un ottimo professionista che pensa di essere speciale (special one in inglese significa speciale e basta, il resto è traduzione superficiale e cortigiana) e disprezza chi gli si ponga di fronte, giornalista, allenatore, dirigente. È il suo carattere, un complesso di superiorità, un ego spropositato, un narcisismo goduto che scade, slitta, scivola su comportamenti inurbani, scostumati. Channel 5 ha in archivio un documentario su tutti i contenziosi che hanno segnato la carriera del portoghese, con Wenger, Guardiola, Benitez, Eva Carneiro (medico del Chelsea), Klopp, Tito Vilanova, Valdano, si possono aggiungere Lo Monaco, Zeman e un manipolo di arbitri.

Provocatore per accendere la tensione, per distogliere l'attenzione da critiche al football modesto delle sue squadre, comunque vincenti, dunque la colpa è degli arbitri, del terreno di gioco, dell'orario, del clima meteorologico, dei giornalisti frustrati. Sta trascorrendo le sue vacanze romane con la solita recita, stucchevole. Un giorno, quando era all'Inter, trasformò I'm a special one in Io non sono un pirla. Nemmeno noi.

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