Non bastavano i risultati poco esaltanti ottenuti dalla Roma in campionato (rispetto alla passata stagione nove punti in meno dopo 26 giornate, peggio solo il Genoa con -11). La gara con il Verona riacciuffata per i capelli grazie ai giovani Bove e Volpato ha portato anche a un finale infuocato che ha avuto strascichi a livello disciplinare. A partire da Josè Mourinho, squalificato per due turni e multato di 20mila euro: lo Special One ha pagato caro il quel gesto plateale del telefono e le pesanti insinuazioni sull'operato dell'arbitro Pairetto (già punite con il rosso), reiterate anche nel tunnel che porta agli spogliatoi dell'Olimpico. Mourinho non sarà dunque in panchina a La Spezia e nella sfida con l'Atalanta.
La mannaia del giudice sportivo Mastandrea si è abbattuta su altri componenti dello staff romanista: due turni di stop anche al preparatore dei portieri Nuno Santos, sempre per espressioni gravemente insultanti verso l'arbitro, un turno di squalifica e 5mila euro di multa al preparatore atletico Stefano Rapetti per avere inveito contro un componente della panchina avversaria proferendo anche un'espressione blasfema. Infine, inibizione fino all'8 marzo per il general manager giallorosso Tiago Pinto, colpevole di aver affrontato in maniera irruenta l'arbitro all'uscita dal terreno di gioco. La sanzione è stata ridotta visto che Pinto ha poi presentato formali scuse (accettate) a Pairetto. La Roma attende gli atti per presentare ricorso.
E nella giornata nera a livello disciplinare, sorprende anche la decisione di Maurizio Costanzo di dimettersi dal ruolo di advisor della comunicazione del club dopo appena sette mesi.
«Ma Mourinho non c'entra nulla - ha specificato il giornalista - Purtroppo non riuscivo a fare ciò che volevo e non venivo più informato di nulla. Ho molti rimpianti, ma preferisco guardare verso il futuro. Restando sempre tifoso giallorosso».
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