Il Natale di Cardinale: l'impotenza del Milan e il "fallimento" Inter

Il proprietario attacca la gestione Zhang e manda messaggi a governo e Comune

Il Natale di Cardinale: l'impotenza del Milan e il "fallimento" Inter
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Da Harvard con furore. Dopo tre mesi (a settembre l'evento), sul sito dell'università americana (Harvard Business School dove ha studiato Giorgio Furlani) è stato pubblicato il riassunto della lectio magistralis dedicata al Milan organizzata dalla prof. Anita Elberse con gli interventi di Gerry Cardinale, Giorgio Furlani e Ibra. Ne sono uscite 24 pagine che tradotte hanno fatto rimbalzare in Italia una serie di polemiche, ricostruzioni e inediti retroscena capaci di infiammare il dibattito sul Milan, già al centro della contestazione dei suoi tifosi per i risultati recenti molto deludenti in campionato.

A far discutere da qui ai prossimi giorni c'è stato l'intervento di Gerry Cardinale in merito al modello dell'Inter (di Zhang) «che ha vinto sì lo scudetto ma poi è andato in bancarotta», riferimento esplicito all'ex presidente interista che ha poi perso a zero il club per l'incapacità di restituire il prestito a Oaktreee che ha quindi escusso il pegno diventando il nuovo proprietario (col quale Cardinale discute del progetto del nuovo stadio). «È questo davvero quello che vogliamo?» l'interrogativo sull'argomento prima di ricordare che appena acquistato il Milan alcuni esponenti della finanza americana «mi hanno dato del pazzo, ma penso che il club abbia il potenziale per diventare un'azienda da 5 miliardi di euro. Non sto cercando di americanizzare il Milan». Di qui la sintesi del suo modello: «Vincere è importante ma con intelligenza. Costruire stadi in Italia è una sfida. Ma costruire stadi in Italia è una sfida, ma non stiamo ricevendo molto aiuto dal Comune per ottenere le approvazioni urbanistiche». Ma non è finita: «Il problema è che la maggior parte degli altri componenti della catena rende più difficile per noi offrire il meglio ai tifosi. Anche il governo. Di recente hanno tolto i vantaggi fiscali, dovrebbero capire che il calcio è una delle più grandi esportazioni dell'Italia».

Tra i passaggi più interessanti dell'intervento di Furlani c'è, per la prima volta, la spiegazione del divorzio da Paolo Maldini: da quel momento, nella platea del tifoso rossonero, si è registrata una frattura, allargata ora dai risultati insoddisfacenti e dalle scelte (Fonseca su tutti) criticate. Ha ricostruito l'ad Furlani: «È stata una scelta storica per quello che Paolo ha significato per il club e per la sua autorevolezza. Ma se volevamo realizzare la visione che Gerry aveva per il club dovevamo cambiare e andare avanti». Nell'andare avanti non è mancato il passaggio critico, legato alla cessione di Tonali. «In quella circostanza ho ricevuto minacce di morte», la rivelazione di Furlani.

Nel dossier di 24 pagine c'è posto anche per Ibra che ha raccontato il ruolo decisivo di Furlani nel convincere il numero 1 di RedBird ad assumere lo svedese. «Gerry non voleva più saperne di ex calciatori» ha spiegato l'interessato che ha poi condensato il suo ruolo («il mio ruolo è essere Zlatan») con una formula ego-riferita e che non piace ai tifosi.

A completare il quadro tutt'altro che entusiasmante, la curiosità arrivata da Moncada, dt rossonero: «Quando avevano rispettivamente 17 anni uno e 20 anni l'altro abbiamo trattato Vinicius jr e Bellingham ma poi col Real Madrid non potevamo competere».

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