Scrollarsi di dosso la paura, ritrovare la cattiveria e una condizione psicologica buona. Parole di Massimiliano Allegri, che sul lettino della psicoanalisi ha fatto accomodare una Vecchia Signora angosciata da una stagione che ha preso una brutta piega tra sconfitte e prestazioni deludenti. Stefano Tavoletti, mental coach nel mondo del calcio professionistico da oltre quindici anni con diversi atleti di A e B, ha più volte affrontato una situazione simile nel suo rapporto professionale con i singoli calciatori.
Tavoletti, quanto conta a livello mentale la componente paura?
«L'ostacolo più grande per i giocatori di Allegri può essere la nikefobia. Ossia la paura di vincere, di non essere all'altezza degli standard di rendimento che interferisce con la capacità di svolgere la miglior prestazione. La paura di sbagliare, che poi si trasforma in ansia da prestazione e di deludere le aspettative, è la più dannosa degli ostacoli che incontro quando lavoro con i calciatori perché influisce tanto sulla performance».
Visto il pessimo ruolino dei bianconeri fuori casa, la paura incide ancora di più in trasferta e su campi ostili?
«Dipende dal film immaginario che passa nella testa dei giocatori. Giocare fuori può diventare un film catastrofico se il soggetto immagina situazioni negative e si convince che il rendimento sia differente quando si gioca in trasferta. In tal caso si parla di paura immaginaria, subentrano emozioni negative e non alleate».
Con il mental coaching come si lavora per eliminare la paura e accrescere l'autostima?
«Sul potenziamento delle convinzioni e sulla fiducia. Le tecniche di visualizzazione sono molto utili e l'anticipazione mentale, se usata correttamente, può aumentare significativamente la fiducia, trasmettendo al giocatore la sensazione di essere preparato e centrato».
Quanto conta l'allenamento di queste specifiche?
«Diventa fondamentale perché una capacità mentale non è diversa da una qualsiasi abilità tecnica, tattica o fisica. Più ci si esercita e più si diventa bravi, innescando un circolo vizioso di positività e convinzioni che accresce la fiducia e diminuisce la paura».
I giocatori più esperti e più grandi, possono aiutare i giovani a ritrovare
convinzione nei propri mezzi?«Dipende dalle singole situazioni, non sempre funziona. Piuttosto deve essere abile l'allenatore a far coesistere giovani e anziani, convogliando le motivazioni verso l'obiettivo comune».
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