Noi e le Furie Rosse. Un classico europeo "giocato" con quattro ct

La storia della Nazionale s'è incrociata più volte con quella degli iberici. Con alterne fortune...

Noi e le Furie Rosse. Un classico europeo "giocato" con quattro ct
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nostro inviato a Iserlohn

È sempre Italia-Spagna, sfida latina che regala emozioni. Una classica delle grandi manifestazioni giocata già sette volte e in sei edizioni diverse agli Europei. Un anno dopo Rotterdam (la semifinale dell'ultima Nations League) e tre dopo Wembley, quando interrompemmo la tradizione negativa ai rigori, torna il confronto tra azzurri e Furie Rosse. Che nel nuovo millennio ha segnato in senso positivo e negativo il destino dei nostri Ct.

Dal 2008 è un appuntamento ormai fisso. Nel quarto di Vienna l'Italia campione del mondo in carica non riesce a sfondare la difesa iberica e dopo lo 0-0 ai supplementari, nei tiri dal dischetto decisivi gli errori di De Rossi e Di Natale. «L'episodio più critico della mia carriera, pensai di dover tornare a fare il muratore», raccontò l'attaccante napoletano. Il Ct Donadoni dice addio alla Nazionale (la conferma era prevista solo in caso di semifinale, la Figc si era già accordata per il ritorno di Lippi) e la Roja inizia il suo ciclo d'oro: due Europei e un Mondiale in 4 anni.

Già, il 2012 nel quale la Spagna infligge una pesante batosta in finale all'Italia di Prandelli. Prima la sfida nel girone a Danzica nella quale a Di Natale risponde Fabregas, poi l'atto conclusivo a Kiev nel quale non c'è storia: ci affossano David Silva, Jordi Alba, Fernando Torres e Mata. «Avevamo dato tutto contro la Germania e Prandelli decise, dopo un torneo giocato con il 3-5-2 che esaltava il gruppo Juve di Conte, di tornare al 4-4-2 delle qualificazioni. Ma la Spagna correva più di noi...», il ricordo di Marchisio. Il Ct resta in sella ma pagherà poi la disastrosa spedizione Mondiale nel 2014.

Due anni dopo a Parigi c'è grande differenza tecnica tra gli uomini di Conte, nel frattempo approdato in azzurro, e gli spagnoli. Ma l'Italia fa un capolavoro: Chiellini apre le marcature, nel recupero il 2-0 di Pellè. «Una vittoria voluta fortmente, ci siamo tolti un sassolone...», disse all'epoca il difensore juventino. Conte aveva già annunciato tre mesi fa che avrebbe lasciato la Nazionale, lo aspettavano la Premier e il Chelsea.

Ed eccoci al 2021, l'ultima sfida: segna Chiesa, pareggia Morata, due protagonisti anche nella gara di domani a Gelsenkirchen. La squadra di Mancini soffre il possesso degli spagnoli di Luis Enrique ma riesce a portare la partita ai rigori. Dove entra in scena Chiellini che ingaggia un gioco psicologico col capitano rivale Jordi Alba: lo spintona, lo abbraccia, lo guarda e ride, lo chiama «mentiroso» (bugiardo). Il messaggio è: noi siamo più tranquilli di voi. E dal dischetto l'Italia sbaglia solo con Locatelli, Dani Olmo spara alto ma decisivo è l'errore di Morata ipnotizzato da Donnarumma.

«Con la forza del gruppo ce l'abbiamo fatta», commentò Donnarumma, che sarà in campo anche domani. L'impresa ci proietta al trionfo europeo. Con il Ct che prosegue il lavoro altri due anni, ma l'incantesimo forse era finito lì a Wembley...

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