Samuele Ceccarelli: "Non amo i miti. Meglio diventarlo"

Con l'exploit agli Europei sui 60 m è l'uomo da battere: "Esempi da seguire? Preferisco provarci di persona"

Samuele Ceccarelli: "Non amo i miti. Meglio diventarlo"

Lo sai qual è il colmo per un velocista? Partire con qualche decimo di febbre, bruciando gli avversari con qualche decimo di secondo. Altro che freddura, tutto vero nel caso di Samuele Ceccarelli, «dimezzato» (per ragioni di spazio) dai titolisti dei giornali in un più agevole «Cecca»: è lui il supereroe Flash che nello scorso fatidico 4 marzo (Europei Indoor a Istanbul) «qualche decimo di febbre» ce l'aveva davvero, causa virus intestinale.

Risultato: oro sui 60 metri piani col cronometro bloccato su 648. E figuriamoci se l'intestino fosse stato bene...

L'immagine simbolo del 23enne di Massa che gela i migliori sprinter, compreso il fenomenale Marcell Jacobs, fa il giro del mondo. E Samuele, per gli amici «Samu (ma ora non esageriamo con le abbreviazioni...) diventa il volto nuovo - e vincente - dell'atletica azzurra. Il campione che nessuno si aspettava, a cui ora tutti vanno dietro.

Raggiungerlo sarà difficile. Ancor più arduo superarlo.

Samuele, dov'è ora la medaglia d'oro che hai vinto in Turchia?

«Sul comodino, a fianco al letto».

Quante volte la guardi?

«Non tante, la giornata è piena di impegni».

Descrivicela.

«La medaglia o la giornata piena di impegni?».

Entrambe. Cominciamo dalla medaglia...

«C'è in rilievo lo skyline di Istanbul».

E la giornata piena di impegni?

«La pianifico con il mio allenatore Marco Del Medico».

Hai dichiarato: «Senza Marco sarei come una Ferrari senza benzina».

«Confermo. Insieme a Marco abbiamo fatto un percorso che è partito da lontano e che ci sta regalando enormi soddisfazioni».

Il vostro rapporto ricorda un po' quello tra il mitico Pietro Mennea e il professor Carlo Vittori.

«Una coppia entrata nella storia dell'atletica. Speriamo sia di buon auspicio anche per me e il mio allenatore».

Hai mai visto il video del record mondiale di Mennea alle Universiadi di Messico '79? Nel futuro di Ceccarelli ci sarà pure la sfida dei 100 metri?

«Ho studiato soprattutto le performance dei velocisti della mia generazione. Quanto alla possibilità di cimentarmi sui 100 metri, mi fiderò dei consigli del mio coach Marco».

Qual è il tuo mito sportivo?

«Non ho miti. Lo sport mi piace viverlo in prima persona».

Ma gli esempi di Jacobs e Tortu sono stati utili nel tuo processo di crescita?

«Il loro esempio è stato un forte traino per tutto il movimento dell'atletica».

Torniamo alla medaglia: ne sei geloso o l'hai fatta indossare a parenti e amici?

«Gliel'ho fatta vedere, non indossare. Per mettersi al collo una medaglia bisogna prima guadagnarsela...».

E tu te la sei guadagnata alla grande, battendo due volte in pochi giorni (prima agli Assoluti di Ancona, poi ad Istanbul) un mostro sacro come Jacobs.

«Ammiro Marcell. Con me è stato eccezionale».

Facciamo un'ipotesi: nella prossima gara spunta dal nulla un giovane italiano che ti batte. Ti comporteresti con lui come Jacobs ha fatto con te?

«Esattamente. Gli stringerei la mano, riservandogli le stesse parole che Jacobs ha dedicato a me».

Ok, la sportività. Ma in pista non ci sono amici, ma solo nemici da sconfiggere.

«Ovvio. Anche se non userei la parola nemici, preferisco concorrenti».

Come nel karate, disciplina che hai praticato quand'eri piccolo.

«E che mi è servita per interiorizzare una concezione etica dello sport».

Tuo padre, avvocato, ti ha inculcato il valore della giustizia. Non a caso sei iscritto alla facoltà di Legge.

«Gli studi giuridici mi appassionano. Vorrei diventare un penalista. Ma ora la priorità è l'atletica».

Un giornale, dopo il successo in Turchia, ha titolato: «La vittoria dell'avvocato sprinter».

«È stato divertente, ma la laurea in Legge è ancora lontana».

Sei figlio unico, mamma e papà come stanno vivendo questo momento di gloria?

«Vivono le gare con più tensione di me. Mamma rischia ogni volta l'infarto, papà vive l'attesa come se stesse su una nuvola, estraniandosi da tutto e da tutti».

Nei momenti di relax cosa fai?

«Mi piace stare con gli amici. Di persona, non via social. Poi ascolto la musica di Lazza, seguo le serie-tv, Braking Bad, e Better Call e leggo i fumetti Calvin and Hobbes».

Ti piacerebbe essere nominato portabandiera della nazionale azzurra ai Giochi di Parigi 2024?

«Sarebbe un sogno tricolore».

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