Non andiamo a casa ma in Chiesa. L'ItalMancio sa soffrire

Il Var toglie un gol all'Austria che ci imbriglia. Salvati ai supplementari da Federico e Pessina

Non andiamo a casa ma in Chiesa. L'ItalMancio sa soffrire

Stretta fra la tensione di una gara da dentro o fuori (la prima per l'Italia dal 2016) e dalle discussioni sul gesto legato al Black Lives Matter (ma nessun azzurro si inginocchierà come già annunciato dal capitano, stavolta non giocatore, Giorgio Chiellini prima della gara) l'Italia va sotto come mai era accaduto nell'era Mancini. Il bel gol di Federico Chiesa dopo 95 minuti e il bis di Pessina (l'eroe con il Galles) dopo 105 - i due cambi azzeccati da Mancini - che ci regalano i quarti dell'Europeo, una tra Belgio e Portogallo e un premio da 80milaeuro lordi a giocatore, sono una sorta di liberazione in una notte mai così complicata fino all'ultimo, con il gol della bandiera austriaco proprio nel finale. Oltre che il sigillo al record assoluto di partite senza sconfitte (31, battuto Pozzo). Chiesa e Pessina, la conferma della panchina «lunga» della nostra nazionale, a segno nel tempio come in passato Zola o Capello in maglia azzurra, anche se Wembley non era lo stesso di ora. E il lieto fine arrivato nei tempi supplementari è la conclusione inattesa, ma bellissima, di una gara complicatissima. Giocata lontano dalla comfort zone dell'Olimpico, ma la notte magica alla fine arriva lo stesso.

La bella ed elogiata squadra azzurra fatica di fronte a un'Austria quadrata, determinata e ordinata tatticamente. Merito di un avversario che arriva al match con maggiori energie psicofisiche, ha evidentemente studiato bene gli azzurri, li tiene costantemente sotto pressing, blocca le nostre fonti di gioco e regala pochissimi spazi all'Italia.

Gli automatismi azzurri si inceppano di fronte a una squadra che, come aveva sottolineato Bonucci alla vigilia, gioca alla tedesca. Poco gioco in verticale come ci aveva abituato Mancini e la sua truppa, il centrocampo - schermato dai nostri avversari - fatica a costruire e il doppio play azzurro Jorginho-Verratti viene fagocitato dai rivali diretti, mentre Barella si accende poco (suo il tiro che chiama in causa il portiere Bachmann con il piede). Mancini dovrà smembrarlo inserendo Pessina e Locatelli. Spento soprattutto Berardi, di cui mancano le fiammate offerte nelle prime due gare, Immobile è generoso nel muovere lungo tutto il fronte offensivo ma tranne un tiro da 30 metri che si infrange sull'incrocio dei pali non riesce mai a riempire l'area. Non finiranno la gara perchè sostituiti da Belotti e Chiesa. Che daranno la svolta alla gara.

E quando Arnautovic riesce a superare Donnarumma a metà della ripresa, un brivido corre lungo la schiena di giocatori e tifosi italiani. Ma il Var coglie piede e ginocchio dell'attaccante austriaco al di là dell'ultimo difensore azzurro (Bonucci nella circostanza) e annulla. Battuto il record di imbattibilità dopo 47 anni (1145 minuti senza subire gol al 90') e supplementari che sanciscono la svolta della gara: Italia cinica e deteminata, un uno-due firmato da Chiesa e Pessina che mette al tappeto l'Austria.

Nel mezzo la prodezza di Bachmann su Insigne e sul 2-0 quella di Donnarumma su Gregoritsch. Ma il gol di Kalajdzic, con un'Austria mai doma, lascia un po' di pepe al finale. Che è positivo, ma ora bisognerà alzare l'asticella della prestazione per fare ancora strada in un Europeo diventato durissimo.

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