Non cambiamo nome al nostro calcio

Sul calcio esibito dall'Italia di lunedì sera col record di ascolti per le tv occorre un pizzico di onestà intellettuale in più

Non cambiamo nome al  nostro calcio

Ok, il risultato è giusto. Ok, la partenza è eccellente. Ma sul calcio esibito dall'Italia di lunedì sera col record di ascolti per le tv occorre un pizzico di onestà intellettuale in più. Già perché se avessimo assistito all'identica esibizione con Trapattoni in panchina, avremmo di sicuro celebrato l'impresa senza esaltarne i mezzucci da dozzina, anzi giudicando la prova una versione moderna e rivisitata del vecchio, caro catenaccio. E su questo appunto estetico hanno concordato qualche esponente della scuola italianista, Emiliano Mondonico per esempio («non dobbiamo vergognarci del nostro calcio che è fatto di difesa e contropiede, siamo i maestri») e i critici europei (i francesi in prima linea) i quali hanno addirittura attribuito il merito «ai tre bastardi della difesa», alla ciurma guidata da Bonucci e incarnata da Chiellini e Barzagli, l'architrave della Nazionale di Conte. Nessuna citazione per Buffon perché non ha certo dovuto esibire il meglio del proprio noto repertorio per tenere Hazard e soci a distanza di sicurezza dalla sua porta. Dalle nostre parti invece quella di Antonio Conte è diventata «organizzazione condivisa» oppure la trasformazione «in tecnologia di un calcio vetusto». Persino Arrigo Sacchi che è un ammiratore entusiasta del lavoro del ct, dinanzi al dibattito sulla qualità del calcio ha dovuto ammettere: «Vedrete, giocherà meglio la Nazionale».

Lo vedremo. Nel frattempo di calcio all'italiana si è trattato ed è questo il punto. Conte l'ha perfezionato, modernizzato, ha curato in modo maniacale la preparazione della sfida sapendo di avere pochi ingegneri a centrocampo e lasciando al Belgio il pallino del gioco esponendosi alle ripartenze (non chiamiamoli contropiede per carità di patria) degli azzurri che hanno fatto a fette la loro difesa prima di firmare il sigillo del 2 a 0.

Perciò dopo le lodi al lavoro del ct e del suo staff oltre che alla resa dei suoi guerrieri, non cambiamo nome al nostro gioco. Anche perché la prova del nove sarà venerdì prossimo quando contro la Svezia bisognerà cambiare registro tattico e invece di aspettare Ibrahimovic al varco, ci sarà bisogno di andarlo a stanare.

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