Ludovica Mantovani, presidente della Divisione Femminile dal 2019, anno dei Mondiali e boom di interesse per il calcio donne in Italia.
«Il grande passo era già stato fatto dalla Figc nel 2015 quando impose a tutte le grandi squadre professionistiche maschili di sviluppare un settore giovanile femminile. Poi l'euforia per i quarti ai Mondiali della Nazionale ha dato un bell'impulso. Negli ultimi anni e pure nel periodo di pandemia tanto lavoro, insieme ai media partner, per dare visibilità ai campionati tutto l'anno. Oggi abbiamo un grande pubblico anche all'estero, dove è aumentato l'interesse per i diritti audiovisivi».
Dal 1° luglio c'è il professionismo.
«Una svolta epocale quando si abbattono le differenze di genere. Le bambine che si avvicinano al calcio possono crescere in questo sport pensando che un giorno potrà diventare per loro un lavoro».
E per fare l'ulteriore salto?
«Manca il tempo fisiologico di far crescere le ragazze, le infrastrutture sono il tallone d'Achille, ma è importante il lavoro delle nostre nazionali giovanili nei centri federali. Il professionismo dovrà aiutare lo sport di base, dobbiamo portare sempre più bambine a giocare a calcio. Fare un gol per una bambina è una vittoria personale e le regole del calcio sono tra le più istruttive. Ma ci sono degli stereotipi ancora da abbattere».
Gli obiettivi per il futuro?
«La sostenibilità nel tempo, la tutela delle ragazze e delle società e l'allargamento della base. Le nazionali sono il nostro faro, portano attenzione e voglia di investire dei partner. Siamo indietro rispetto ad altri paesi, basti pensare ai 90.000 spettatori della semifinale di Champions a Barcellona. Anche se la finale a Torino è stata un successo. Dobbiamo sfruttare il momento, diciamo che siamo a un punto di partenza più che di arrivo».
Maschi fuori dai Mondiali, riflettori puntati sul gruppo di Milena Bertolini che domenica esordirà agli Europei (ieri la gara inaugurale Inghilterra-Austria, ndr).
«Può essere uno stimolo, c'è grande voglia di far bene ma non darei anche questa responsabilità alle ragazze: eravamo una sorpresa più nel 2019, quando andammo ai Mondiali per la prima volta dopo 20 anni, che oggi. Dispiace per i ragazzi, che comunque hanno vinto gli Europei, un input importante».
Traguardo minimo?
«Intanto superare il primo turno, il girone con Francia, Belgio e Islanda è impegnativo, bisogna guardare passo dopo passo. È sbagliato credere che gli Europei siano più facili dei Mondiali».
Ha sentito le ragazze e il ct?
«Prima della partenza no, ma sanno che sono sempre a disposizione. E poi sarò in Inghilterra per le tre gare del girone».
Favorite?
«In genere la prima è sempre la squadra di casa, la Spagna ha perso due giocatrici importanti e mi dispiace molto. Vedo bene le squadre nordiche come Svezia e Norvegia».
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