È l'ora. Di voltare pagina. Di ricominciare da zero. Di archiviare tutto quello che ho fatto nella scorsa stagione e dare il massimo per provare a ripeterlo. So che non sarà facile, ma è da sette mesi che lavoro per migliorare. Non sono ancora sazia, forse non lo sarò mai, perché credo che nella vita, non solo nello sport, si debba puntare a crescere, imparando ogni giorno qualcosa di nuovo.
Riparto da numero 1, giovedì sera ho finalmente fatto le foto con la grande sfera di cristallo assieme ad Alex Kilde, vincitore a marzo della classifica generale maschile. Ci siamo guardati e abbiamo pensato la stessa cosa: questo è il passato, davanti a noi c'è un foglio bianco da riempire di nuovi numeri, nuovi risultati, nuove emozioni. Si riparte dal gigante, la mia disciplina preferita (o forse no, è il superG, ma oggi sarà il gigante!), quella di cui ho finalmente vinto la coppa del mondo, dopo anni di assalti a vuoto. Oggi scenderò quindi con addosso il pettorale rosso di leader (partirò per sesta, avrei forse preferito un numero più basso) e so che la prima gara è quella in cui perderlo è più facile, perché per tenerlo devi solo vincere. Vincere, appunto. È l'obiettivo. L'inverno scorso sono riuscita a farlo cinque volte, due proprio in gigante. Ma non voglio focalizzarmi solo sul risultato, non ora almeno, e il massimo sarebbe riuscire a non farlo mai, vivendo ogni gara come se fosse l'ultima. Questa prima gara arriva molto presto e si corre sul ghiacciaio, in condizioni ben diverse da quelle che troveremo da dicembre in poi. Pista tosta il Rettenbach, oggi ci scenderò per l'undicesima volta, ricordo come fosse ieri l'esordio, nel 2009.
Avevo 19 anni, era la mia quinta gara di coppa, partii con il numero 38 fra buche e scalini e chiusi al 21° posto: ero felicissima! A Sölden ho anche vinto per la prima volta, cinque anni fa. Un'emozione indimenticabile anche grazie al pubblico, che qui è sempre stato il grande protagonista. Mi mancherà tanto. Mi è mancato anche ieri. È stato davvero strano, o dovrei dire triste, vedere il paese così deserto, così silenzioso. Da un lato sarà tutto più semplice, perché qui ogni anno dovevi passare almeno un'ora della tua giornata a firmare autografi e fare foto con i tifosi, camminare in paese era impossibile e il tragitto dal traguardo alla telecabina (trenta metri) a volte richiedeva un quarto d'ora. D'altra parte spiace davvero che si corra a porte chiuse, il mio fan club aspettava ogni anno questa occasione per rivedermi, per fare festa (anche se la gara andava male), per sfilare assieme agli altri gruppi organizzati di tifosi, insomma per vivere in compagnia una passione contagiosa.
Sarà davvero strano oggi gareggiare nel silenzio, ma appena aprirò il cancelletto non penserò ovviamente a questo, ma solo a spingere il
più possibile. Mikaela Shiffrin si è allenata qui nei giorni scorsi, ma non è iscritta. Mi spiace molto e spero davvero che possa tornare presto a fare quello che ama e che la fa stare bene. Forse al momento non è lo sci.
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