"Oggi facci il tiraggiro..." Napoli saluta Insigne, ultimo scugnizzo azzurro

Dieci anni trascorsi con la maglia più amata. Troppo basso, fu scartato dai club del Nord

"Oggi facci il tiraggiro..." Napoli saluta Insigne, ultimo scugnizzo azzurro

Come ben sapete manca poco.

Il tiro a giro va in Canada, si sa da gennaio, al Toronto porta a casa tanta roba, si dice 11 netti più bonus, può arrivare a 15. Da quelle parti c'è una sorta di regolamento non scritto, una ventina di calciatori in rosa stipulano contratti umani, quasi da serie B, mentre un paio possono sforare con stipendi da top player, Lorenzo Insigne è in questo gruppo, difficile rinunciare anche se sei piccolo e te la vedrai con i giganti. E anche se dovrai lasciare la tua splendida abitazione di Posillipo con vista sul Vesuvio e la città ai tuoi piedi: Feci provini con il Torino, con l'Inter, e tutti mi rifiutavano. Non facevo altro che sentirmi dire che ero bravo però ero bassino. Al Nord funzionava così, preferivano i ragazzini alti anche se non sapevano palleggiare. Volevo mollare, mi era passata la voglia. A che serve, mi dicevo, è inutile, in tutti i posti in cui vado mi dicono che sono basso e non posso giocare a calcio.

Piccolo, inadatto, però lui ha saputo essere grande nella vastità del mestiere che ha scelto: Mi ha preso il Napoli ed è stata la mia fortuna anche se nel mio quartiere mi chiamavano rompiscatole perché palleggiavo contro il muro dalle sette del mattino e non smettevo fin quando mi chiamava mia mamma per mangiare. Tutti si lamentavano per il rumore anche se non ho mai rotto niente.

Adesso contro il Genoa gioca l'ultima al Maradona, davanti a quel pubblico che è stato suo per dieci anni, per qualcuno fra odio e amore.

Aurelio De Laurentiis ha scelto chi lo ama: Nessuno deve mancare allo stadio per la sua festa. E se non si troverà bene può sempre tornare a Napoli. In tempi di parametri zero che girano le spalle davanti a un ingaggio migliore e irritano la proprietà, questa è un'altra storia. Cosa ha fatto Lorenzo? Niente, chi ha parole amare verso di lui è solo più innamorato di altri. Per fortuna manca poco, hanno detto gli ingrati: Spero che Napoli-Genoa non si trasformi in un cerchiamo di far segnare Insigne che quest'anno su azione ha segnato solo due reti, Koulibaly e Rrahmani hanno fatto meglio, e non si è fatto scrupolo in un momento delicatissimo a firmare coi canadesi e festeggiare. Figurarsi se vengo al Maradona ad omaggiare un mercenario che si è abbuffato di danaro a Napoli e non è mai stato determinante per vincere qualcosa.

E c'è altro veleno: Da gennaio ormai era un ex giocatore. Grazie di tutto, ma giusto non rinnovargli il contratto che tanto non avrebbe firmato. Perché Spalletti lo ha utilizzato ancora e non ha dato spazio a chi giocherà in futuro al suo posto con la maglia del Napoli? Lui è stato il male di questa squadra. Ma chi, Spalletti o Insigne? Questo non è chiaro. Ma poi è solo una vigliaccata. Si racconta che Beppe Marotta lo voleva all'Inter, e che si fosse messo di mezzo anche Mino Raiola a spingerlo all'estero, la soluzione più gradita a De Laurentiis. Poi la rottura di Paulo Dybala con la Juventus ha stravolto le cose. L'appunto che gli si può muovere è nel suo gioco, l'esigenza di costruire una squadra su di lui, in quel caso devi essere proprio un gigante, in questo calcio diventa impossibile farlo, nessuno oggi lo merita. Zdenek Zeman nel Foggia e nel Pescara lo faceva giocare esterno destro offensivo, Maurizio Sarri lo ha provato trequartista e finto centravanti, Mancini nell'Italia campione d'Europa gli ha affidato compiti di primissimo piano, seconda punta, spesso senza un ruolo preciso, libero d'inventare, magari non il massimo in copertura ma letale quando il suo dribbling stretto funziona. Peccato quel suo tormentoso destro a giro che gli ha dato tante soddisfazioni ma anche altro. Le prime panchine con Roberto Donadoni, l'esordio con Walter Mazzarri, ma prima ancora la maglia del Napoli a 15 anni che lo acquista dall'Olimpia Sant'Arpino per la cifra di 1.500 euro e qualche pallone: Il calcio era tutta la mia giornata. Avevo 8 anni e alla scuola calcio sapevano che mio padre non aveva i soldi per pagare la quota per me e mio fratello, così il presidente ce la abbuonava, diceva che lo compensavamo con il talento. Gente brava, ci avevano regalato la divisa, avevamo solo quella.

Non è vero che non ha vinto niente e ha fatto cose meravigliose come quell'esordio da sogno in Champions quando dirige la palla all'angolino su punizione contro il Borussia Dortmund e decide la sfida contro quella fortissima squadra di Jurgen Klopp. Una per tutte.

Victor Osimhen, il nuovo oro di Napoli, è diventato uno dei suoi carissimi amici e ha detto che lo vedrà piangere: È difficile lasciare un club che ti ha amato e ti reputa una leggenda. L'ultimo scugnizzo lascia Napoli, sarà una grande festa, poi fra qualche mese, magari di più, lo ricorderanno in pochi, la vita è questa, dai, gira così per tutti, anche per i piccoli grandi uomini.

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