Ma di questi tempi meglio accontentarsi, l'abito che il sarto Conte può cucire in questo momento sembra un po' rattoppato e non può essere un frac da galà. Muovere la classifica, per la prima volta con una vittoria nel 2015, è già importante.
Un primo tempo vietato ai minori, anche se in uno stadio Franchi quasi deserto ce ne sono tanti (i bambini delle scuole calcio assiepati nel settore di Maratona). Malta alza la barricata al limite dell'area, ma il ritmo lento degli azzurri non aiuta. Anzi “narcotizza” chi dovrebbe assediare l'area avversaria e non chi viene assediato. Così gli azzurri sfiorano la porta solo quando accelerano l'azione, forzando qualche dribbling (vedi l'incursione di Eder). Producono poco anche i lanci di Pirlo e Verratti alla ricerca delle sponde di Pellè, così come i tiri da lontano di Eder e Gabbiadini. Molti i cambi di campo offerti dagli azzurri per sfruttare gli spazi lasciati agli esterni Darmian e Pasqual, ma poco sfruttati, Ghedin propone il menù classico: prudenza e contropiede. E rischia addirittura di fare bingo con il lungagnone nigeriano Effiong, naturalizzato dopo i cinque anni e gli oltre 100 gol nel campionato maltese, che spara un diagonale di poco a lato.
Ripresa meno sonnacchiosa con un'Italia quanto meno più vivace, anche se imprecisa. Malta non cambia il suo atteggiamento ma il fortino eretto da Ghedin cade sul tocco di Pellè, onnipresente sulle palle vaganti in area.
Il gol segna la fine di un incubo (i maltesi erano stati sempre battuti nei precedenti sette incontri diretti, la mancata vittoria sarebbe stato più di un fallimento) e ci porta, senza grandi meriti per la verità, in vetta al nostro girone. La fredda Firenze (appena 10mila sugli spalti) si rivela ancora fortunata, ma la strada è lunga ancora tre tappe, con la Norvegia che con il successo in Bulgaria (prossima avversaria azzurra) resta ancora incollata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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