Da indiscrezione giornalistica a candidatura mascherata. È quello che sta accadendo da qualche ora sul conto di Alex Del Piero, stella del calcio juventino e azzurro, campione del mondo in Germania 2006, da ieri ufficialmente al centro del dibattito politico-elettorale in vista della rielezione (appuntamento a febbraio 2025) del governo del calcio italiano. Secondo talune ricostruzioni, il nome di Del Piero sarebbe stato lanciato nell'arena da Claudio Lotito che è tra i più attivi nel preparare gli appuntamenti elettorali in Lega (il presidente Casini non ha ancora sciolto la riserva) e poi in federazione e da sempre rivale dichiarato di Gravina. Ieri, a Roma, in occasione della consegna del premio intitolato a Beppe Viola, Beppe Bergomi ha firmato un endorsement nei confronti di Del Piero, col quale lavora come opinionista a Sky sport. «So come vede il calcio, ha voglia di fare bene, è pronto a 50 anni, sarebbe perfetto» la dichiarazione dell'ex interista.
Giovanni Malagò, presidente del Coni, invece si è tenuto a debita distanza dall'argomento («non ho la più pallida idea»), alle prese già con dissidi interni. Per diventare presidente del calcio italiano, c'è bisogno di raccogliere i voti necessari. E qui la realtà parla un linguaggio diverso. Perché Gabriele Gravina, uscito rafforzato dall'approvazione della sua riforma elettorale e dal consenso di 12 club di serie A, ha già ricevuto l'appoggio di gran parte dell'elettorato calcistico. Deve però sciogliere anche lui la riserva nelle prossime settimane.
Del Piero è rimasto in rigoroso riserbo sul tema per non bruciarsi. A qualche amico che lo ha sondato in privato, Del Piero avrebbe espresso una disponibilità di massima ma a patto di ricevere «il consenso del calcio italiano», una sorta di designazione collettiva.
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