
Quasi sette ore per arrivare a disputare una volata, un quarto d'ora d'attesa per sapere che aveva vinto il Fiandre, la corsa più distante da Gianni Bugno che ci possa essere, seconda solo alla Roubaix. «Le pietre della Regina non le ho mai affrontate. Il mio programma prevedeva Giro e Tour e l'inferno del Nord era troppo pericoloso per uno che doveva arrivare a quegli appuntamenti con le ossa a posto. A proposito, glielo dico subito: io non condivido la scelta di Pogacar. Domenica prossima (13 aprile, ndc) correrà la Roubaix? Fa malissimo. Per uno come lui, che è un asso nei Grandi Giri è troppo rischiosa. Il suo team era contrario: la penso come loro».
Torniamo al suo Fiandre, quello vinto il 3 aprile del 1994.
«Era Pasqua, tirava vento e la pioggia era mista a neve. Voglia di correre nessuna, difatti lo dissi al mio team-manager Gianluigi Stanga, il quale, conoscendomi, non mi prese di petto e con il suo proverbiale garbo mi disse: Gianni, proviamoci. Stai coperto fin che puoi in mezzo al gruppo, e cerca di non perdere le ruote. Io mi metto lì, con un unico pensiero: fin che posso resisto, poi mal che vada mi fermo e torno in albergo. Ad un certo punto il cielo si apre, qualche raggio di sole fa capolino e mi rendo conto di essere rimasto con i migliori. Ad ogni muro tengo duro e i corridori si staccano, rimaniamo in quattro: Johan Museeuw, Andrei Tchmil, il povero Franco Ballerini e il sottoscritto. Arriva la volata e io mi lancio: alzo le mani sulla linea, ma ho l'impressione che Johan abbia avuto la meglio con il colpo di reni. Il fotofinish dà però ragione a me».
Vince la Sanremo e il Fiandre, perde Liegi e Lombardia che erano fatte per lei.
«Sa che sono sempre stato strano».
Il grande Gianni Mura l'aveva ribattezzata Vedremo, per quel suo modo di svicolare a domande e responsabilità.
«Sono uno che ha sempre amato fare, piuttosto che dire cosa avrei fatto».
Come sarà il Fiandre?
«Se Tadej Pogacar ha deciso di correre, farà la corsa e farà vedere sorci verdi a tutti. Spero solo che ci sia concorrenza, che non parta a 50 o 100 chilometri dal traguardo che poi ci tocca girare su un documentario».
Beh, ci saranno Van der Poel, Van Aert, Pedersen e il nostro Ganna, tanto per fare qualche nome.
«Mathieu è un osso duro, sa come si vincono i Fiandre, visto che è già a quota tre, ma Tadej ha qualcosa di più. Però spero che non ammazzi la corsa, altrimenti spengo la tv».
Che carattere.
«A me piace lo show».
Ma Pogacar è lo show.
«Alle Strade Bianche, per dirne una, mi ha annoiato. Ha ucciso la corsa».
Ma se è anche caduto e ha rischiato di perderla.
«Ma poi ha visto cosa ha fatto? È troppo superiore agli altri».
Quindi?
«Spero che ci sia battaglia come alla Sanremo».
Spera che perda
«Non sarebbe poi male, vince sempre e solo lui».
Lei era per gli indiani.
«Sempre».
Però grazie a Tadej, anche qui in Italia, in tanti si sono riavvicinati al ciclismo.
«Vero, perché lui è unico, ha un agonismo innato».
E il nostro Ganna come lo vede?
«Ha classe da vendere e una testa che fa paura. Sono sicuro che come è solito fare venderà cara la pelle: è la nostra bandiera. Però lo ripeto: io vedo solo Tadej».
Non è che lo sta gufando?
«Non sono un gufo, è lui ad essere un'aquila».
IN TV Per la prima volta, il Fiandre sarà in diretta esclusiva su Eurosport e Discovery+ (9,45).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.