Da Pogba a Lewandowski Le stelle stanno a guardare

Il francese non ha convinto neppure fuori campo Il polacco ringrazia baby Milik e Ibra l'autogol

Da Pogba a Lewandowski Le stelle stanno a guardare

Parigi Le stelle stanno a guardare. Almeno per ora. Nel primo turno della fase a gironi dell'Europeo hanno brillato prevalentemente gli altri, le alternative anche pregiate, ma non i protagonisti più attesi da media e tifosi. Se la Francia deve ringraziare il genio, e il piede sinistro di Payet che ha tirato fuori la nazionale di Deschamps dalle sabbie mobili in cui li aveva infilati la Romania, è perché Pogba e Griezmann, stelle annunciate della vigilia, non hanno brillato. Di male in peggio: prima sono finiti entrambi nel mirino della stampa di casa, poi Didier Deschamps ha iniziato a pensare di lasciarli a riposo contro l'Albania. Da «Inquietudine Griezmann» a «Pressione su Pogba», titoli da prima pagina sull'Equipe. Se del madrileno preoccupa la tenuta fisica, dopo una stagione chiusa il 29 giugno con la finale di Champions, il bianconero fa discutere sia per il suo rendimento in campo che per alcuni atteggiamenti che non sarebbero piaciuti allo staff di Deschamps. Mentre il capitano Lloris ammette che i compagni si «aspettano di più da lui», L'Equipe ieri parlava di un Pogba con la «testa fra le nuvole nei momenti di vita comune dei Bleus» e che si presenta in ritardo per il pranzo «di uno o due minuti» indossando le ciabatte, invece delle scarpe. Gesti che sembrano banali, ma infrangono il regolamento interno. Conte, nel 2012, fece pagare al giovane Pogba un paio di ritardi all'allenamento, non convocandolo per una trasferta a Pescara.

Parlando di stelle calanti, nel girone dei francesi, la Svizzera che si è goduta il talento di Xhaka, aspetta ancora i guizzi di Shaqiri. A evitare la beffa, contro la piccola Albania, ci han pensato un difensore centrale, Schar, e le parate di Sommer. Nel Galles ha brillato Gareth Bale, ma è stato Robson-Kanu l'uomo del destino, con la rete decisiva nel finale della sfida contro la Slovacchia. Discorso simile per l'Inghilterra: tra Vardy, Kane e Rooney ha brillato il talento di Dier. La Polonia di Lewandowski deve ringraziare il baby Milik, astro nascente dell'Ajax il cui futuro si annuncia brillante, ma il bomber del Bayern (42 gol in stagione) non è riuscito a lasciare il segno contro l'avversaria più abbordabile del girone. Per fortuna in un cielo coperto, qualche stella più luminosa si è riuscita a vedere: Iniesta ha guidato la Spagna al successo, anche se è stato il cabezazo di Piqué a sbancare la difesa ceca, mentre Morata e Fabregas hanno deluso le attese. La Croazia si aggrappa al talento di Modric, autore del gol più bello dell'Euro, anche se sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più dal suo «gemello» Rakitic e dai centimetri di Mandzukic. Muller, Ozil, Goetze? No la Germania ringrazia i centimetri di Mustafi e il guizzo di Schweinsteiger. Ibra ha provocato l'autogol che ha salvato la Svezia da una sconfitta imbarazzante contro l'Irlanda, ma da un bomber da 50 gol (in 51 partite con il PSG) era lecito aspettarsi di più.

Per fortuna che l'Italia non ha niente da rimproverarsi. La nostra stella più luminosa, Antonio Conte, ha dato tutto sé stesso sul campo e in panchina. Segnano Giaccherini e Pellé, certo non due top player, ma per ora, almeno noi azzurri, non abbiamo niente da rimproverarci.

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