
Il voto per ora è stato rinviato a causa del no di Pd e Cinque Stelle, ma la Commissione Cultura del Senato è pronta ad approvare già la prossima settimana il documento sulle prospettive di riforma del calcio italiano. Oggetto della contesa tra maggioranza e opposizione in Parlamento è il Decreto Dignità del 2018 voluto dall'allora ministro del Lavoro, il pentastellato Di Maio, che vietava ogni forma di pubblicità relativa a «giochi o scommesse con vincite di denaro su qualunque mezzo».
Nel documento proposto dal senatore di FDI Paolo Marcheschi si fa presente l'impatto economico del settore sul Pil (11 miliardi di euro) oltre a quello sociale e culturale. Il testo impegna così il Governo in una serie di interventi, tra cui la valutazione di modificare il «divieto di pubblicità legata a giochi e scommesse». Per il ministro dello Sport e Giovani Abodi (foto) la distinzione chiave è quella tra legale e illegale. Il divieto, quindi, verrebbe meno solo per i concessionari autorizzati dall'Agenzia dei Monopoli. La pubblicità del betting potrà dunque tornare sui banner e la cartellonistica negli impianti sportivi.
Nel documento di riforma all'esame di Palazzo Madama c'è anche la richiesta di destinare una quota annuale dei proventi «derivanti da giochi sullo sport e scommesse sportive agli organizzatori degli eventi sui quali si scommette». Da qui l'obiettivo di assegnare almeno l'1% del valore complessivo a un fondo destinato alla costruzione di nuovi stadi e all'ammodernamento dei vecchi impianti. Una quota andrebbe anche al «sistema calcistico» per il perseguimento dei propri scopi istituzionali e il finanziamento di «specifici progetti sociali, sportivi e di formazione dei giovani all'interno delle società sportive» come il contrasto alla ludopatia e l'assistenza in caso di abusi, violenze e discriminazioni sugli atleti.
«Lo schema di risoluzione sulle prospettive di riforma del calcio non contiene indicazioni sul Decreto Crescita, appena eliminato dal governo Meloni - ha precisato Marcheschi (era previsto sul tema un incontro a Roma tra il presidente della Lega di A Simonelli e il ministro Abodi il 10 marzo, ndr) -. Si è convenuto infatti che gli eventuali benefici fiscali vadano destinati a chi investe nei vivai, in infrastrutture, nel calcio femminile, anzichè in calciatori stranieri».
«Da parte mia c'è grande soddisfazione - così il presidente della Figc Gravina - nel documento ci sono
moltissimi spunti da me rappresentati in sede di audizione. Ringrazio la Commissione e sono convinto che il ministro dello Sport, che conosce bene il nostro mondo, saprà interpretare nel miglior modo queste indicazioni».
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