Povera F1, il campionato potrebbe finire oggi

Dominio Mercedes e quinta doppietta di fila in vista. Le Ferrari mai così distaccate dal 2015

Povera F1, il campionato potrebbe finire oggi

nostro inviato a Barcellona

La peggiore qualifica dal 2015 arriva sotto il sole, aria fresca, cielo frizzante e senza ombre. Tutto è ormai molto chiaro: oggi, 12 maggio, il mondiale di Formula uno 2019 potrebbe essere finito. Perché, tirandola un po' agli über alles solo per amor di Patria, la quinta doppietta Mercedes di fila è dietro l'angolo. Servirebbe un Verstappen in grandissima forma e pronto a innescare carambole altrui per bloccare la cavalcata angloteutonica capitanata dall'incredibile Bottas di nuovo in pole con un tempo monstre, la terza consecutiva, e l'incredulo Hamilton di nuovo dietro all'ex maggiordomo finlandese anche se attardato da problemi di ricarica della batteria. Servirebbe un Verstappen pronto, cioè, a innescare le carambole altrui di cui è maestro. Solo che è quarto dietro Vettel e davanti a Leclerc, e dato che l'olandese al volante dice «che bello essere tra le due Ferrari...» e, quando vede rosso combina guai, c'è pure il rischio che complichi ulteriormente la vita al Cavallino.

«Siamo stati bravi a lavorare tanto, le novità si sentono» spiega intanto un Vettel più confuso che deluso. «Abbiamo anche osato e magari l'assetto più veloce sul dritto ci aiuterà in gara, però la verità è che sono contento e scontento perché la macchina si guida meglio ma il distacco dalla Mercedes è diventato pesante e per noi l'ultimo settore di questa pista è più di un tallone d'Achille...».

Vien da sé che se un giorno parli di cubo di Rubik, «una monoposto che va capita e sistemata» il senso della sua uscita dopo Baku, e l'altro scomodi talloni epici, vuol dire una sola cosa: che nel team scoramento e confusione si stanno insinuando. Anche perché i ragazzi di Maranello non si nascondono, la macchina è cresciuta, i miglioramenti aerodinamici e alla power unit, le nuove benzine e i nuovi lubrificanti si sono fatti sentire e nei primi due settori dove conta soprattutto il motore, ripetono, siamo i più veloci. Tutto vero. Solo che poi, ammettono guardando la lista dei tempi, nel terzo guidato non scarichiamo potenza a terra, manca grip. Ovvero: noi siamo cresciuti, gli altri molto di più. Per cui, di nuovo, e sempre per carità di patria, per bloccare la cavalcata verso il mondiale di Valtteri e Lewis, oltre a Verstappen, servirebbe la replica dell'autoscontro suicida andato in mondovisione tre anni fa proprio qui, quando nel primo giro Hamilton azzardò su Rosberg che lo chiuse e i due carambolarono fuori.

Appesi a queste tristi considerazioni, va registrato che Leclerc ha di nuovo commesso un errore, stavolta «piccolo dalle conseguenze grandi» dice visti i danni al fondo che gli hanno complicato la qualifica.

Quel che nessuno dice ma tutti pensano è che era dal 2015 che le Rosse non prendevano un distacco così grande su questa pista: allora Vettel aveva chiuso terzo a sette decimi e rotti da Rosberg, un anno fa terzo a un decimo e ieri terzo a quasi nove.

Parlano i numeri, dunque. E dicono solo cose brutte.

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