La Premier sbancherà il calciomercato col nuovo contratto Tv

Anche i club più piccoli pronti ad acquisti costosissimi per salvarsi Nel 2017 l'ultima delle inglesi guadagnerà più della prima di serie A

La Premier sbancherà il calciomercato col nuovo contratto Tv

Lorenzo AmusoLondra Da anni ormai è il campionato più ricco del mondo. Presto diventerà il più sfacciatamente opulento, sfarzoso, faraonico. Tutto merito dei dividendi pagati dal nuovo contratto per la cessione dei diritti tv, che dalla prossima estate assicureranno alle casse della Premier League 6.7 miliardi di euro. Altro che budget aziendale, una vera e propria finanziaria. Che, complice le maglie allentate del Financial Fair-Play, in larga parte ricadrà sul mercato mondiale del pallone. Un munifico tesoro destinato ad inflazionare le quotazioni di trasferimenti ed ingaggi. Le avvisaglie si stanno notando già in questi giorni, alla riapertura del mercato invernale. Quello di riparazione, per aggiustare le rose e la classifica. Anche così si spiega l'iper-attivismo dei più piccoli club inglesi che non badano a spese pur di garantirsi il paradiso. Inteso come permanenza nella massima divisione. Basti pensare che dalla prossima stagione, anche chiudendo in ultimissima posizione, il jackpot equivarrà a quasi 130 milioni di euro. Ben più di quanto incassa la Juventus alla stessa voce entrate. Certo, per evitare una sfilza di fallimenti repentini, la Lega inglese ha anche previsto generosi paracadute (finanziari) per le retrocesse. Ma la vera ricchezza fa rima con salvezza. E non c'è tempo da perdere. Lo sa bene il neo-promosso Bournemouth, che in meno di due settimane ha già speso (tra contanti e pagherò) più di 45 milioni di euro. Dopo l'attaccante giamaicano Lewis Grabban (dal Norwich, 9,4 milioni) e l'esterno Benik Afobe (dal Wolverhampton, 13,3 milioni), da Roma è arrivato Juan Manuel Iturbe, che - tra prestito e riscatto - costerà 24 milioni di euro. Senza contare l'ingaggio da top-player elargito all'argentino, 5 milioni a stagione. Un investimento che qualsiasi analista finanziario giudicherebbe oculato, per difendere quei tre striminziti punti di vantaggio sulla zona retrocessione, anticamera dell'inferno. Dove attualmente si trova il Newcastle, penultimo. Mike Ashley, presidente noto per la sua parsimonia, in poche ore non ha esitato a staccare due assegni: uno da 6 milioni al Bordeaux per Henri Saivet, l'altro da 18 allo Swansea per Jonjo Shelvey. E altri ne firmerà prima della fine di gennaio, quando - si stima - i club della Premier supereranno il tetto dei 170 milioni di euro di spesa complessiva. Negli ultimi due inverni è stato il limite massimo, lontano dal primato di 220 milioni investiti nel gennaio 2011. Cifre folli, non solo se paragonate agli altri campionati. Ma soprattutto se contestualizzate alle controindicazioni contenute negli acquisti invernali (prezzi gonfiati, tempi lunghi per l'adattamento dei neo-arrivati). Un anno fa il Chelsea aveva speso 28 milioni per Juan Cuadrato per poi svenderlo sei mesi dopo alla Juventus. Wilfried Bony era costato oltre 35 milioni al City e non ha ancora minimamente giustificato quei soldi. Eppure il mercato inglese è già in fibrillazione. Con valutazioni non sempre facili da decifrare.

Il Liverpool ha speso 10 milioni per un 19enne serbo, tale Marko Grujic, che dalle parti di Anfield giurano sia il nuovo Pogba. La scommessa dell'Arsenal si chiama Mohamed Elneny, un egiziano lanciato dal Basilea. Altri ne arriveranno. Indifferentemente, stelle o comparse, nell'età dell'oro del calcio inglese.

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