Potrebbe essere la storia di un ragazzo come tanti, 22 anni il mese prossimo. Il settore giovanile in un grande club, la Lazio, poi la Serie C a Pescara e quest'anno la B a Castellammare di Stabia. Il sogno alla fine del prestito è di tornare a Roma, finalmente in Serie A. Ieri il primo gol da professionista. Si chiamasse Romano Floriani, a parte parenti e amici non se ne sarebbero accorti in molti. Ma Romano ha scelto di portare sulle spalle il nome di mamma Alessandra, che poi è quello del bisnonno: Benito Mussolini.
Terzino, ovviamente destro (la battuta è facile), ha segnato di testa il gol della vittoria, guarda un po' contro il Cesena, stessa provincia e solo 30 chilometri di distanza da Predappio. Juve Stabia quarta in classifica, neopromossa e rivelazione: un po' del merito è anche di Romano, titolare nella squadra di Guido Pagliuca, buon fisico e spalle larghe anche metaforicamente per portare quel po' po' di cognome con orgoglio e disinvoltura. In passato, Mussolini era una semplice M scritta dopo il Floriani del papà. Ora è il contrario, c'è la F a ricordare il padre e il Mussolini della mamma che richiama il Duce, fra mille critiche e sotto altrettanti riflettori, anche se nelle telecronache della Juve Stabia è molto Floriani e poco Mussolini, un po' come se l'interista Lautaro venisse chiamato sempre o quasi Martinez, come finisce nelle distinte ufficiali, e non col nome che ha scelto di avere sulle spalle. Non chiamiamola censura, ma certo è un modo per evitarsi grane. Romano fra gli altri nomi di battesimo elenca anche Benito, giusto per non fargli mancare nulla, ma qui la scelta ovviamente è stata della mamma e del papà, che non si perdono una sua partita. Anche ieri erano in tribuna a esultare quando Romano ha fatto gol e festeggiato platealmente, portandosi il dito indice alla bocca, come per zittire tutti. Quello che nella telecronaca ufficiale non si vede, ma emerge post datato dai filmati social, è come parte della tribuna centrale dello stadio Romeo Menti di Castellammare reagisca al nome del goleador, urlato ripetutamente dallo speaker: braccio teso e saluto non a Romano ma romano.
In una recente intervista alla Gazzetta dello Sport ha chiesto di essere giudicato per come gioca e non per il cognome che porta.
Ha spiegato che il cognome scomodo non l'ha ostacolato durante la carriera, anche se è appena cominciata, ma che a scuola andava in un istituto inglese per non attirare troppo l'attenzione. Ora studia Scienze dell'amministrazione all'università e nel frattempo ha cambiato idea e l'attenzione la cerca volentieri.
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