Non si può avere tutto e subito. Il calcio è tornato, nella forma anomala di due partite già ghigliottina, fuori le milanesi, per gradire, qualche cialtrone suggerisce una finalina da terzo o quarto posto ma al di là della battuta perfida c'è la fotografia di due realtà analoghe nel risultato ma diverse per sostanza, presente e futura. Il Milan ha bisogno di Ibrahimovic per essere più serio, l'Inter si ritrova con la margherita senza petali, fuori dalla Champions league, fuori dalla coppa Italia, fuori, per ora almeno, dalla lotta forte per lo scudetto. Il Napoli, di contro, va in finale dopo una stagione piena di sofferenze e di contenziosi interni, da tempo non si ode la voce di De Laurentiis ma meglio così perché nel football contano i fatti e Rino Gattuso questo sta facendo e bene. Dice Conte che i napoletani passano il turno con un football difensivo ai massimi, dovrei chiedergli come mai un docente universitario di tattiche quale lui è o presume di essere, abbia lasciato come e perché, su un corner a favore, abbia lasciato come ultimo difendente Eriksen che non ha proprio il passo di un ghepardo e ha fatto la figura della tartaruga contro Insigne, rapido nei movimenti ma non certamente velocissimo.
Sono i misteri del football e di chi lo spaccia come scienza esatta. Non sta benissimo la Juventus che gioca un calcio prevedibile, orizzontale e va rarissimamente alla conclusione nei quindici metri quadrati della porta. Una squadra di censo non può giocare senza centravanti, non esistono analoghe situazioni in Europa, l'abulia psicologica di Higuain che, comunque, percepisce regolare emolumento, può essere un problema serio per questa fetta conclusiva di stagione, Champions compresa. Il riassunto di queste due prime partite non è esaltante ma sarebbe stato ignorante prevedere un gioco già perfetto, aggressivo, convincente. Dopo tre mesi di inattività, con le preoccupazioni legate al Covid, al contagio, l'ansia del tampone e del prelievo sierologico trascinano scorie non meglio identificate. C'è da dire, tuttavia, che i calciatori continuano a vivere la loro esistenza di privilegiati, mentre il resto della popolazione è in lista d'attesa per sottoporsi ai controlli con i tamponi, il mondo del calcio ha la sua corsia vip, due o tre test a settimana con esiti quasi immediati. Schiumano giustamente i tifosi e non, poi il pallone rimette al centro la passione.
Continuo a considerare le porte chiuse una violenza al gioco, così come trovo ridicolo se non volgare l'urlante speaker di Napoli al gol così come la musica sparata a palla, per chi poi? Comunque il peggio sembra passato. Mercoledì sera a Roma gli Stati generali del calcio sfileranno per consegnare la coppa. Il teatro ripropone gli stessi attori e le stesse facce di bronzo.
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