![Diavolo squilibrato](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/14/1739515381-azt77gsvm42zrfiivu3c-associated-press-lapresse.jpeg?_=1739515381)
Equilibrio, equilibrio, il mio regno per un equilibrio. Da tutti invocato a Milanello e mai agguantato, continua a essere il peccato mortale di questo Milan caduto ancora una volta in Champions, proprio come a Zagabria, pesantemente. E se alla mancanza di equilibrio qui inteso come strategia tattica, per la presenza delle 4 stelle d'attacco con un centrocampo come adatto a proteggere la difesa, si aggiunge poi il difetto atavico del gruppo, l'inaffidabilità dinanzi a prove decisive, allora il quadro psico-calcistico è davvero completo. E non riguarda soltanto Sergio Conceiçao perché ci sono tracce di continuità viziosa con le precedenti stagioni, a cominciare da Stefano Pioli che si arrese nei quarti di finale di Europa league alla Roma di De Rossi confessando poi che a dispetto di un discorso motivazionale trovò un Milan scarico, segno della conclusione virtuale della sua epoca di allenatore.
Dopo Pioli venne Fonseca a cui capitò l'identico comportamento e nelle sfide considerate più agevoli, magari proprio come è successo a Sergio Conceiçao prima a Zagabria e mercoledì sera a Rotterdam. Per questo motivo, al netto dei rinforzi ricevuti dal mercato di gennaio che hanno aumentato la cifra tecnica della rosa ma non ne hanno modificato la statura morale nè la personalità, il risultato del De Kuip può costituire una sorpresa solo per una minoranza di osservatori.
Siamo fatti così hanno commentato nelle chat tifosi evoluti pronti a riannodare il filo dei precedenti in materia e forse bisognerebbe includere anche il tecnico, ancora una volta, poco incline a subire l'ondata delle domande scomode dopo la sconfitta, a dimostrazione che per guidare un club come il Milan c'è bisogno anche di questa armatura. Sergio ha subito perso la calma appena Fabio Capello gli ha rivolto un quesito che in altri tempi avrebbe fatto perdere la tramontana allo stesso don Fabio («non pensi di aver sottovalutato il Feyenoord?»).
Di sicuro, oltre a tutte queste valutazioni, bisogna anche aggiungere la differenza di ritmo e velocità degli olandesi durante il primo tempo, con Walker mai aiutato da Pulisic nel contenere lo scatenato Paixao, con una panchina dotata di ricambi ridotti all'osso e lo sfondone iniziale di Mike Maignan che fa riflettere sul rendimento del portiere francese. Da troppo tempo è diventato lo specchio del Milan attuale: oggi parate super e domani scarabocchi da esordiente. La buffa parata di Rotterdam ha un danno mica di poco conto: può costare, in caso di mancata qualificazione, la bellezza di 11 milioni di euro, quota garantita in caso di accesso agli ottavi.
E d'altro canto se poi oltre alla mancata intensità si leggono i voti dati, si intuisce che con una sola promozione (Pavlovic) e mezza (Leao) non si può andare lontani. Anche per questo motivo è meglio evitare altri giudizi definitivi sul conto di Santiago Gimenez che è entrato sotto il diluvio in evidente debito di tensione.
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