L'unico dato tecnicamente importante, per l'odierno Gp d'Austria, è quello relativo al grado di competitività tra la British-Mercedes e la Ferrari: la prima sempre in posizione di preminenza, ma la seconda passata da un distacco percentuale di addirittura -1,08 % dalla pole nell'Azerbaijan a soltanto -0,07 % sul terreno di Zeltweg, pardon, di Spielberg.
Tutto il resto appartiene ai dettagli della contesa. Era sembrato un grave scivolone del Cavallino, quello di Baku; invece, è stato solo un colpo di mano motoristico dell'avversario, nelle selvagge qualifiche, con una mappatura proibitiva, e quindi con un tangibile incremento di potenza, non più sostenibile in corsa, per i limiti di consumo. Insomma, un gran premio a due livelli, visti gli accostamenti sul passo da gara.
In Austria, però, il grande collimatore tecnico è dato dall'altitudine, che, per quanto modesta, tra 600 e 700 metri, serve ugualmente a stabilire un vincolo.
Infatti, tutti si trovano a combattere la variazione di densità dell'aria, e relativa perdita di potenza, aumentando la pressione di sovralimentazione. Dove, evidentemente, la Mercedes d'Inghilterra ha incontrato i suoi limiti. Ecco, allora, ristabiliti gli equilibri, con speciali aperture.
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