T eoricamente, è venuto a mancare un dato decisivo, per una corretta valutazione del confronto Ferrari-Mercedes nell'odierno Gp di Germania, ovvero la mancata prestazione della macchina di Hamilton, su una pista che ha conosciuto una superba escalation di resa dalle prove libere alle qualificazioni.
Ma già il fatto che il Cavallino abbia conquistato con Vettel la pole alla luce di un vantaggio dello 0,29% sulla seconda Mercedes di Bottas è molto confortante, dopo la condizione di pratica parità (0,05%) vista nella battaglia di Silverstone, provenendo da ritardi nell'area di 0,4-0,5% dei gran premi precedenti, in Francia e in Austria. Ora, che tale condizione di equilibrio non sia compromessa può assumersi come una sicura realtà tecnica; ma verrebbe anche di concludere con qualche sottile linea di vantaggio rispetto agli ultimi trascorsi. L'importante è che non vi siano fratture, in questo struggente momento di sbalzi, da un giorno all'altro, a causa della petrolchimica selvaggia, secondo trasgressioni regolamentari e incertezze che rendono pressoché incomprensibili al grande pubblico degli appassionati di Formula 1 le maggiori evoluzioni.
Nell'atmosfera di Hockenheim correva la sensazione di un pesante contrattacco della Stella a tre punte; ma con queste cifre alla mano e considerando che mediamente l'apporto di guida fra Hamilton e Bottas grava intorno allo 0,1-0,2%, si può dare il massimo sostegno al binomio Vettel-Ferrari. Restano soltanto le incognite ambientali, anche di maltempo, e di risposta delle gomme.
Ma ultimamente alla Ferrari si è respirata un'aria di grande fiducia nella durata e nelle capacità di utilizzo-pneumatici, con favorevoli geometrie e cinematismi di sospensioni, senza timori per le più spinte strategie.
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