Nella serata in cui il 19enne cinese Pan Zhanle batte se stesso e ritocca il record del mondo dei 100 (da 46''80 a 46''40), la grandissima delusione di Simona Quadarella ha la faccia riposata di Katie Ledecky. Ma anche le guance rosse, scosse, paonazze della russa naturalizzata francese Anastasiia Kirpichnikova e della tedesca Isabel Gose che hanno dato tutto e più di tutto per azzannare i gradini bassi del podio dei 1500 stile. La regina a stelle e strisce in 15'30''02 ha rifilato 10 secondi a una e 11 all'altra che però si portano a casa argento e bronzo, cioè gli unici metalli disponibili fin dalla vigilia. Purtroppo, ne ha dati 14 alla nostra regina scossa, 15:44.05 il suo tempo, «e non ho neppure nuotato male, ma non capisco non capisco...» dirà incredula sprofondando nella tristezza. Simona quarta dopo aver sognato l'oro pensando sempre in realtà all'argento, quarta senza ancor aver capito che cosa diavolo le sia successo. L'americana invece lo sa, lo sa eccome: è diventata a tutti gli effetti la più grande nuotatrice di sempre, affiancando in vetta all'olimpo della vasca una icona a stelle strisce come Jenny Thompson, che tra Barcellona 1992 e Atene 2004 fu capace di vincere 8 ori.
«È una grandissima delusione» cerca di spiegare e spiegarsi Simona a caldo. Ha l'espressione choccata, spaesata, lo sguardo da pugile ferito, dice «ci ho provato, ho lottato per tutta la gara, alla fine avevo le gambe che scoppiavano, e non mi capacito, sono atlete, la francese e la tedesco, che fin qui avevo sempre battuto». Non è Katie a sconvolgerla, di Katie sapeva, a meno di follie sarebbe stata imprendibile. Sono le altre che trasformano il taglio in una ferita che richiederà molto tempo per rimarginarsi veramente. Anche se di tempo ne ha poco, perché gli ottocento sono dietro l'angolo. «Per questo mi dispiace. E dire che mentre nuotavo mi sembrava anche di stare bene, ad un certo punto, tra i 600 e 800 ho provato ad andare a prendere il secondo posto, ma poi ho capito che non era possibile e allora ho impostato la gara per cercare di afferrare il bronzo».
Non è bastato, così come non l'ha aiutata dimenticare la regina americana come aveva fin qui fatto tutte le volte che le loro strade di acqua si erano incrociate: cioè facendo finta che non esistesse. Era il suo segreto, era la sua forza per reggerne il confronto aveva raccontato Simona proprio alla vigilia. Anche ieri sera. Corsia 5 e corsia 4, Simona e Katie, l'americana con il miglior tempo di qualifica (15'4743), la romana subito dietro (15'5119), una accanto all'altro. «Ho imparato a non guardarla, a non incrociare lo sguardo» ricordava, «in questo modo evito di demoralizzarmi, perché lei parte sempre così forte che se solo le dai un'occhiata e la osservi sparire davanti a te, diventa un disastro, lei è così, basta esserne consci, sapere che quasi sicuramente vincerà». E questo la Ledecky ha fatto, per cui non è Katie ad averla sorpresa, sono state le altre, soprattutto è stata lei, Simona, a sorprendere se stessa. «Ho lottato tantissimo, è stata una gara difficilissima e adesso provo una delusione enorme, però ho lottato fino alla fine. Forse ero troppo tesa, forse le troppe aspettative, in questi giorni l'ho vissuta come fosse la gara della vita, l'ultima cartuccia da sparare pensando che magari non sarei arrivata alla prossima olimpiade. E dire che sarebbe dovuta essere la gara in cui andare meglio. Adesso mi restano gli 800... ma non me li sento come i 1500».
Peccato, anche se non era la sua gara, l'esclusione dalla finale dei 200 dorso di Thomas Ceccon, fresco oro nei 100: «Mi spiace non esserci entrato, ma purtroppo non avevo la stessa convinzione dei 100m. Peccato. Ora l'obiettivo è la staffetta mista». Serata di luce spente per il nuoto azzurro, stavolta. Ma le nostre ragazze e ragazzi non sono robot.
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