L'Italia del pallone riscopre le sue radici. Un inizio di Europeo mai così bello: due vittorie, sei gol fatti, zero subiti. Ma la Nazionale sta andando oltre i numeri. Se nel Mondiale del 1978 fummo consegnati alla storia come la squadra che aveva giocato meglio, in questa edizione continentale ci siamo presi la copertina dei più belli. Perché la Francia è forte, l'Inghilterra vive di fiammate, il Portogallo è talentuoso e il Belgio è in testa al ranking, ma nessuno è convincente nel gioco come la creatura di Roberto Mancini.
Figlia di due insospettabili. Le combinazioni di Immobile e Insigne sono nate a Pescara con un certo Zdenek Zeman; l'intesa tra Locatelli e Berardi esaltata dal gol del vantaggio con la Turchia è stata affinata nel Sassuolo di Roberto De Zerbi. Provincia che più provincia non si può. Due allenatori simili nei concetti, con la predisposizione all'attacco. E da aggiungere ci sono ancora il recuperato Verratti, faro della versione zemaniana degli abruzzese, e quel Raspadori l'ultimo arrivato dagli emiliani pronto a sfruttare la prima occasione utile. Il Ct sta sfruttando indirettamente il loro lavoro, ma non troppo. Il Sassuolo è la squadra che ha dato più bomber alla gestione Mancini, cinque: Berardi, Locatelli, Caputo, Ferrari e Sensi (a segno nel 2019 quando indossava la maglia neroverde).
Sassuolo vuol dire provincia, quell'angolo della Penisola motore del Paese, che fonda la ricchezza sulla laboriosità del ceto medio. Così è per la Nazionale della classe media, che non ha fenomeni ma ottimi giocatori funzionali al gioco di Mancini. Sembra un club più che una selezione per come i concetti vengono eseguiti con precisione. Il ct non ha indottrinato i suoi in schemi rigidi, non lo si vedrà mai agitarsi di fronte a un colpo di tacco o a una giocata tentata, se non sono fini a se stessi. La parola d'ordine è divertirsi, e qui tornano Zeman e De Zerbi. Mancini ha liberato la squadra ricordando che fate quello che «sognano i bambini».
Questa Nazionale è un inno alla gioia. Che va all'attacco per segnare, ma anche per difendersi. Concetto che il ct ha imposto fin dall'inizio. Pressare in avanti permette di proteggere meglio la propria porta e soprattutto di creare opportunità in più liberando in contropiede il talento allevato da Zeman e De Zerbi. E così deve continuare ad essere. Perché questa Italia non può permettersi di fare calcoli non potendo contare sulla velocità di Mbappè o le giocate di De Bruyne o il carisma di Cristiano Ronaldo.
Quindi meglio lasciare da parte il giochino che impazza a qualificazione ottenuta: meglio arrivare primi o secondi? Fine a se stesso, anche perché essendo il primo girone a chiudersi è complicato prevedere come finiscano gli altri. Con il Galles l'unica certezza è che Mancini farà turnover: Chiesa e Bernardeschi, Emerson e Belotti, metterà minuti nelle gambe del recuperato Verratti. E poi vincere aiuta a vincere. La provincia insegna.
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