Alpe d'Huez - È vero che la calma è la virtù dei forti, e spesso lo è anche la pazienza, ma non bisogna farsi prendere troppo la mano. Questo è ciò su cui dovranno certamente riflettere Nairo Quintana e tutto il suo staff nelle prossime settimane. Il colombiano, in questa due giorni alpina, ha dimostrato di essere il migliore di tutti, sicuramente più forte di Chris Froome, ma il suo eccessivo attendismo gli ha fatto perdere un Tour che poteva essere sicuramente suo.
Chi se la ride e se la gode a pieni polmoni è Chris Froome, che ieri ha vinto un Tour che oggi pomeriggio gli sarà ufficialmente assegnato sui Campi Elisi, a Parigi. È la sua seconda vittoria alla Grande Boucle dopo quella del 2013, vinta sempre a danno di Quintana.
In corridore colombiano è abbonato al secondo posto, e vista la giovane età non è il caso di aggiungere il prefisso "eterno", ma è bene ricordare che per secondo arriva anche in cima all'Alpe d'Huez: insomma, non gli riesce proprio di vincere. Al traguardo passa per primo Thibaut Pinot, terza vittoria consecutiva di un francese sull'Alpe dopo Riblon (2013) e Rolland (2011): decisivo il suo scatto in faccia ad Hesjedal negli ultimi 6 km. Il colombiano in maglia bianca nel frattempo spinge sui pedali, divora i 21 tornanti alpini e transita alle spalle del giovane francese a 18''. Froome scortato all'inizio da Poels e Porte trova regolarità nella pedalata e contiene il distacco a 1'20'': non sufficiente per ribaltare la classifica generale, dove il britannico conserva un margine di 1'12''.
Niente da fare per il nostro Vincenzo Nibali, che in un Tour sfortunato, non può che terminare battuto dalla jella. Niente battaglia finale per il podio. Il siciliano fora all'imbocco dell'ultima salita ed è costretto a una sfiancante quanto inutile rincorsa. Lo Squalo arriva a 3'30'' dal vincitore insieme a un Contador in evidente difficoltà. «Ho forato nel momento peggiore: quando eravamo lanciatissimi a tutta velocità e Quintana è poi partito come un forsennato», ha spiegato il campione d'Italia. «Con il colombiano in quello stato di grazia avrei potuto far ben poco, ma restando con Froome mi sarei giocato fino all'ultimo il terzo posto», ha chiosato laconico il siciliano.
E dire che Nibali si era mosso sulla Croix de Fer, la montagna che l'aveva visto l'altro ieri spiccare il suo volo trionfale. Mancano poco più di 5 km alla vetta quando Valverde dà il là. Nibali non si muove, perché cura la maglia gialla. Froome fa altrettanto, perché a sua volta è in marcatura stretta su Quintana. Quando mancano 3 km allo scollinamento ecco che il colombiano trova il coraggio e prova l'affondo. Il suo scatto fa male. Froome accusa e fatica a chiudere, Quintana raggiunge Valverde e si va così a comporre un duetto Movistar molto pericoloso. È sulle rampe finali che Nibali prende in mano la situazione e forza il ritmo insieme alla maglia gialla e, nei primi metri di discesa, avviene il ricongiungimento.
Poi la foratura del campione d'Italia ai piedi dell'Alpe, e l'attacco deciso del colombiano. Quintana arriva con 1'20'' di vantaggio, troppo poco per poter ribaltare il Tour. Troppo tardi per fare fuoco e fiamme. La Grande Boucle è di Chris Froome, che lungo l'ascesa all'Alpe deve nuovamente subire l'onta degli sputi e degli insulti di alcuni mentecatti.
Il suo ciclismo programmato, fatto di frequenze e watt, programmazione e "frullate" sgraziate non piace, ma questa non è una buona ragione per prendere di mira il britannico e trattarlo come un orinatoio. Oggi a Parigi sarà festa. E che sia solo festa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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