«Dopo l'esperienza apripista dello Juventus Stadium, in cui si è riusciti a importare il modello degli stadi inglesi (proprietà dei club, tribune vicine al campo di gioco, elevato livello di comfort e corredo di attività commerciali e di intrattenimento), si parla molto della realizzazione di nuovi stadi per il calcio anche in altre città italiane. La convinzione dei club sembra essere quella che solo stadi di proprietà, più piccoli e confortevoli, gestiti come grandi attrattori del tempo libero, possano garantire quei consistenti ricavi aggiuntivi necessari per il rilancio del settore». Lo dice il 48° Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese, parlando della situazione degli stadi di calcio in Italia, raffrontando gli introiti delle principali squadre europee come Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Manchester United e Psg, alle italiane Juventus, Milan, Inter e Roma.
«In effetti, i raffronti europei sul fronte dei cosiddetti ricavi da stadio (vendita dei biglietti, abbonamenti e altre attività commerciali relative alle partite giocate in casa) segnalano una distanza notevole tra i club italiani e quelli spagnoli, inglesi e tedeschi. Gli incassi della stagione 2012/2013 di squadre come Manchester United (127,3 milioni di euro), Barcellona (117,6 milioni), Real Madrid (119 milioni) o Bayern Monaco (87,1 milioni) sono incomparabili con quelli, assai più modesti, dei maggiori club italiani: Juventus (38 milioni di euro), Milan (26,4 milioni), Roma e Inter (rispettivamente 20,1 e 19,4 milioni)», sottolinea il Censis nel paragrafo chiamato «L'irresistibile voglia di nuovi stadi nelle città italiane» all'interno del capitolo Territorio e reti.
«Non si può negare che la situazione dei nostri stadi sia piuttosto arretrata: sono generalmente vecchi e, sebbene su di essi si sia intervenuti all'epoca dei mondiali di Italia '90, sono rimasti sostanzialmente scomodi e poveri di funzioni complementari. Inoltre sono ancora in larga misura di proprietà delle amministrazioni comunali.
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