Andrea Anastasi è stato il ct che in Nazionale ha valorizzato di più Vigor Bovolenta, dandogli spazio nel suo primo quadriennio, dal '98 al 2001, e richiamandolo a 34 anni, per l'Olimpiade di Pechino. «Una mazzata incredibile, a poche ore dalla morte a 54 anni di Roberto Rondoni, dirigente di Latina. Da padre sono senza parole per la scomparsa di Vigor e preoccupato per la moglie Federica, sola con i 4 figli. Non riesco a capire».
Il momento più bello, con "Bovo"?
«Ripenso alla sua carriera, alla capacità di stare in mezzo alle squadre, alla meravigliosa estate azzurra del 2008».
In realtà mancaste la qualificazione alla World League e in Cina la medaglia non arrivò.
«Però fu un quarto posto eccellente, con i suoi amici Meoni e Zlatanov, che pure chiuserò lì, con l'Italia. Andavano d'accordo, pure con le rispettive famiglie. Il ricordo è felice e affascinante, sono andato a rivedere le foto di quella stagione, ne conservo tante. Se penso che andrò al funerale, di un ragazzo di 37 anni...».
Nulla ha mai lasciato immaginare problemi al cuore?
«Gli atleti sono sempre controllati, non penso a negligenze. Peraltro non conosciamo mai il nostro corpo sino in fondo...».
Bovolenta era già stato in Nazionale con Velasco, argento nel '96, e poi con Bebeto.
«Con me vinse oro e argento europeo, poi due World League.
E a Forlì stava già lavorando per il dopo carriera.
«Con un ruolo dirigenziale che gli piaceva e lo motivava, si stava legando alla società, non avrebbe fatto l'allenatore».
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