Gagliarda risposta del Milan, dopo lo schiaffo di una settimana prima: piegato il Napoli, raggiunto in classifica a 24 punti, terzo posto alle viste, appena 2 punti di distanza. Segno che l'ottimismo di Silvio Berlusconi non è poi così avventato. Specie se i rossoneri riescono a cancellare, per una sera, i difetti più vistosi (specie in difesa dove Diego Lopez e Mexes sono due pilastri di cemento armato) e a far luccicare il genio del solito Menez. Interrompere la striscia degli 11 risultati utili del Napoli non è impresa di poco conto, anzi è il primo rivale di rango messo sotto da Pippo, una sorta di bestia nera di Rafa Benitez già maltrattato ad Atene nella famosa finale Champions datata maggio 2007. Così il Milan torna a sorridere, a ritrovare il gol (Menez e Bonaventura gli autori, non a caso i migliori), a imbottigliare Higuain e soci e a scalare posizioni, segno questo sì di una vitalità, fisica e tecnica, del gruppo che può portare qualche frutto. Decisiva la crescita di taluni esponenti, Montolivo e De Jong per esempio, che organizzano il gioco e offrono consigli tattici ai loro sodali, capaci di scatenare contropiedi velenosi. Alle magie del francese, se si aggiungono le chiusure pubntuali di Mexes e del portiere Diego Lopez, ecco che la contabilità milanista si completa in modo molto promettente. Non mancano i fischi e la disapprovazione dei tanti napoletani presenti ieri sera a San Siro nei confronti di Benitez, accusato di essere uno dei responsabili della sconfitta pesante. Ha a sua disposizione una squadra di rango, un gruppo ben assortito, il suo calcio, specie quando deve rimontare, segnala troppi buchi per non essere sfruttati dai rivali.
Al primo triangolo come si deve del primo tempo disegnato da Montolivo e Bonaventura, trasformato in un blitz da Menez (attraversata la difesa del Napoli, Mesto e Koulibaly i responsabili, come una lama nel burro, infilando l'angolo scoperto del portiere), Inzaghi si ritrova nelle condizioni ideali per il suo Milan che a quel punto può lavorare di gomito per allestire una discreta difesa e lucidare la perla del francese apparecchiando una sfida tutta puntata sul contropiede che è poi il suo schema preferito. Riuscito, è bene segnalarlo, una sola volta durante lòa prima frazione (Poli sfiora il palo). Benitez, escluso in partenza Hamsik, si ritrova subito a inseguire e disloca i suoi alla bisogna: possono comandare la partita, menare la danza, arrivare anche, nella prima frazione, una, due, tre volte, al tiro senza trovare grandi ostacoli. Discutibile è solo la mira dei più eppure Bonera e Armero sono due argini di sabbia, cedono in modo vistoso ai primi affondi di Mertens e Callejon che vincono duelli in velocità e in tecnica. Solo Diego Lopez un paio di volte e Mexes (in spaccata salva quasi sulla linea) provvedono a disinnescare i pericoli più vistosi. Stesso film, identico sviluppo in avvio di ripresa, quasi si trattasse di una giocata studiata a tavolino: al primo fraseggio rossonero persino Armero con cross calibrato può trovare Bonaventura, solo e appostato sul primo palo, capace perciò di girare di testa comodo comodo in rete la palletta del 2 a 0. A quel punto sì che il Milan può esporre la sua mercanzia migliore: nei successivi snodi della sfida infatti Poli (smarcato da Menez) e il francese dopo abile dribbling sui birilli napoletani, hanno nei rispettivi piedi l'opportunità per castigare definitivamente il Napoli e agguantarlo in classifica. E invece tocca soffrire fino in fondo alla sera.
Perché Benitez molla gli ormeggi, riconosce qualche scelta iniziale sbagliata (De Guzman) aggiungendo a Higuain e Callejon prima Zapata, poi Hamsik e infine Gargano, segno che la squadra ha bisogno di essere smontata e rimontata nella speranza di recuperare la ferocia di cui ha bisogno (oltre a un assetto difensivo più dignitoso) per trasformare in gol la corsa dei più e il lavoro dei tanti azzurri in risultati dignitosi.
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