"Rischio polmoni e cuore per i calciatori alla ripresa. Servirà un'altra idoneità"

Il direttore della struttura:"I positivi al virus dovranno rifare l'esame. Solo così via dubbi"

"Rischio polmoni e cuore per i calciatori alla ripresa. Servirà un'altra idoneità"

Il calcio italiano litiga, l'Uefa minaccia sanzioni, soldoni e contratti sono appesi a un filo. Ma alla fine decide il virus, conterà la famigerata curva dei contagi e il parere dei medici. Il resto sono schermaglie, soprattutto per chi si occupa della salute di chi andrà in campo quando sarà tutto passato. Servirà un monitoraggio attento, come sottolinea il professor Antonio Spataro, dal 2013 Direttore dell'Istituto di Medicina dello Sport del Coni.

Idoneità alla pratica sportiva agonistica. Per i calciatori è tutto da rifare?

«Per chi è risultato positivo al coronavirus bisognerà rifare l'idoneità, anche per stabilire se e come ha inciso sul fisico dell'atleta. Dovrà essere tutto nella norma, è un discorso di prevenzione e salute, certi dubbi puoi toglierteli solo con dei controlli, a partire dall'elettrocardiogramma sotto sforzo e dalla spirometria, per valutare i diversi volumi polmonari».

Vista la tipologia di virus, basterà controllare i polmoni?

«No, bisognerà monitorare l'apparato cardio-respiratorio in tutta la sua interezza. Dalle capacità polmonari all'attività cardiaca, perché cuore e polmoni sono complementari e fondamentali allo stesso modo. Nulla di eccessivo, ma una visita clinica fatta da uno specialista in medicina dello sport. Insomma uno screening completo, poi si andrà oltre con gli accertamenti solo in caso di anomalie».

E per i giocatori «fuggiti» all'estero serviranno attenzioni particolari?

«Una volta tornati in Italia dovranno rimettersi in quarantena, secondo i provvedimenti adottati. Saranno loro a valutare come e quando, ma bisognerà seguire le indicazioni perché siamo ancora nella fase di contenimento del contagio. Non si può riprendere, nemmeno gradualmente, e l'ultimo decreto emanato, quello del 1° aprile, parla chiaro in merito all'attività sportiva».

La Bundesliga o il basket Nba meditano di rifugiarsi in posti isolati per finire la stagione. Può funzionare?

«Io guardo alle norme, ogni Stato ha le sue e in Italia ora sono sospesi eventi e manifestazioni sportive così come gli allenamenti. Vedremo cosa succederà, se dopo ci saranno meno restrizioni e se si potrà riprendere. Magari allenandosi in modo contingentato e nel rispetto della distanza obbligatoria, senza dimenticare che ormai gli atleti sono fermi da troppo tempo. La preparazione per ritrovare l'efficienza fisica è da rifare».

Cosa pensa della possibilità di giocare a porte chiuse?

«Come già dimostrato, lasciare a casa il pubblico non è sufficientemente preventivo. Non basta. Resta sempre il contatto tra i giocatori, conta solo quello e adesso bisogna evitarlo. È un tema che ci accompagnerà per un po'».

L'Istituto di Medicina dello Sport è stato

preallertato in vista di una ripresa? Qualche segnale?

«Assolutamente no, per il momento. Ci atteniamo alle disposizioni, poi se ci saranno indicazioni per ricominciare ci faremo trovare pronti. Anzi, prontissimi».

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