Sono giorni di gloria per l'Italia a Tokyo. L'edizione giapponese potrebbe assumere dei connotati storici sotto tanti punti di vista, considerando che in questa rassegna ben 17 discipline diverse hanno già conquistato almeno una medaglia tra le fila azzurre. In questo ampio ventaglio di risultati, tradizione e novità sono ben presenti. Il pensiero va a Manfredi Rizza, secondo nel K1 200 metri, specialità riservata ai velocisti puri della canoa.
Per il trentenne pavese un secondo posto da raccontare ai nipotini, mancando di 45 millesimi di secondo il primo posto del magiaro Sandor Totka. Meno di un battito di ciglia per cambiare il colore di un metallo, ma sufficiente per riportare il Bel Paese nella top-3 dopo 13 lunghi anni. L'ultima medaglia della canoa sprint era stata ottenuta nel 2008 a Pechino dall'infinita Josefa Idem, seconda nel K1 500. E così è spettato a Rizza rinverdire i fasti di un tempo in cui era il nome di Antonio Rossi a risuonare sulle acque di tutto il mondo, temuto dai rivali. «Questa medaglia parte dal sesto posto dei Rio 2016, finita quella gara la mia testa era già qui e ho promesso a me stesso che avrei lavorato più duramente possibile per arrivarci. Sono fiero di me e delle persone che hanno lavorato con me. Dedico questa medaglia a tutti i canoisti italiani», le parole di Rizza.
Si parlava di novità ed ecco che in una delle discipline esordienti di questa edizione, il karate, sia arrivata la firma di Viviana Bottaro. L'azzurra passerà alla storia come la prima karateka italiana a ottenere una medaglia ai Giochi. Un bronzo per lei, preceduta dalla grande spagnola Sandra Sanchez e dalla giapponese Kiyou Shimizu, che ha rappresentato per l'atleta genovese un completamento di un percorso visto quanto ottenuto a livello europeo e mondiale. Una chiusura anche perché la specialità nella prossima edizione di Parigi non ci sarà per dare spazio ad altri sport più "televisivi". L'evento di kata, che ha avuto per protagonista l'azzurra al Nippon Budokan, rientra nel complesso di una disciplina poco attrattiva: si tratta infatti di una sequenza di tecniche eseguite contro un avversario immaginario. Per questo, in un mix di passato e futuro, il Cio una scelta l'ha fatta, sposando il già visto e sentito. La Bottaro, dunque, potrà fregiarsi di questa unicità a Cinque Cerchi. ««Io nella storia? A quanto pare sì, ed è davvero un'emozione unica. Ora faccio il tifo e un grande in bocca al lupo ai miei compagni di squadra. Vincere una medaglia qui in Giappone, dove è nato il karate, è un sogno, ha davvero un sapore particolare.
Per me è stato un anno duro, vengo da un infortunio e ho dovuto fare un grande lavoro fisico, con il cuore, per recuperare. Dietro a questa medaglia c'è un mondo e oggi mi sono davvero goduta la giornata, dal primo all'ultimo kata».
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