Roglic riaccende il giallo sul doping tecnologico con il motorino nelle bici

Strani movimenti sulla ruota dello sloveno all'Amstel Gold Race: solo un problema tecnico?

Roglic riaccende il giallo sul doping tecnologico con il motorino nelle bici

La speranza è che si tratti solo di un effetto ottico e cinetico. Che sia un abbaglio o un guasto al cambio che ha reso tutto quello di cui andremo a parlare un caso che ha dell'incredibile, ma che domenica all'Amstel Gold Race qualcuno ha visto.

È chiaro che bisogna andarci con i piedi di piombo, ma qui temiamo che ci sia una concentrazione elevata di rame e nichel. Movimenti strani, soprattutto in quello centrale o forse posteriore. Accelerazioni improvvise, ruote che girano con sospetta velocità e omogeneità: ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto maledettamente vero. Immagini (di Eurosport, ndr) che si commentano da sole, e che fanno scorrere brividi lungo la schiena.

In verità le immagini di domenica erano sfuggite ai più nella concitazione dell'Amstel Gold Race, la corsa della birra, la più importante manifestazione ciclistica d'Olanda. Siamo a 18 chilometri dal traguardo, si affronta per l'ultima volta il Cauberg, Primoz Roglic è lì davanti e ad un certo punto rallenta, accosta sulla sinistra e scende di sella, bloccato da una foratura.

Le telecamere vanno via perché è la corsa che se ne va, ma una da dietro riprende lo stop del fuoriclasse sloveno, il suo braccio alzato per richiamare l'ammiraglia e... anche una ruota posteriore che gira come non dovrebbe. Guardare le immagini è impressionante. Un movimento che non è rispondente alle comuni leggi di energia cinetica legate alla bicicletta. Ci sono anche gli zoom e svariati replay. Sospetti che tornano (dopo le recenti accuse arrivate con anni di ritardo anche all'indirizzo di Lance Armsotrong, ndr) ad ammorbare la nostra incontenibile voglia di ciclismo, questo ciclismo che in questi mesi ci sta letteralmente incantando, fin quando non vediamo movimenti strani, ruote che girano da sole, e allora anche a noi cominciano a girare... cattivi pensieri.

Sospetti di motorini nascosti nella bicicletta? Si, sospetti. Non è un mistero, questa è la nuova frontiera del doping: da quello chimico a quello elettronico. E il massimo organismo mondiale del ciclismo (l'Uci, Unione Ciclistica Internazionale, ndr) è da anni che ha messo in atto una task-force per debellare quello che potrebbe essere per tutto il movimento ciclistico un problema mortale.

Il team di Primoz Roglic, la Jumbo Visma, tace ma fa sapere che a parlare sarà il fornitore della guarnitura (il cambio): pare che ci sia stato un problema tecnico e le spiegazioni dovranno darle loro. Ma la scena non è chiaramente rassicurante. Il tarlo c'è e rimane. Forse ci sono anche i precedenti che accompagnano questo atleta, già nell'occhio del ciclone al Giro di due anni fa, quando le prime voci neanche tanto velate cominciarono a girare (la Gazzetta dello Sport lo scrisse a chiare lettere, ndr).

Oppure, quando lo scorso mese di settembre, in pieno Tour de France, lo sloveno e il suo team finirono nell'occhio del ciclone per aver preso a male parole un commissario Uci impegnato in un controllo di routine con tablet a raggi X per rilevare l'eventuale presenza di motorini o strumenti elettrici in grado di aumentare le prestazioni sulla bici della maglia gialla. In quella circostanza fu Merijn Zeeman il d.s. del team olandese a perdere le staffe e per questo fu allontanato dalla Grande Boucle. Insomma, saranno anche solo sospetti, ma non nascono proprio dal nulla.

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