La Roma di De Rossi resta per la prima volta senza gol in campionato (era accaduto solo a Brighton, in Europa League, il 14 marzo). E se il pari suona come un passo a vuoto nella corsa al quarto posto - il Bologna in salute vola a +5 sui giallorossi ma soprattutto una Juve in crisi, che fra un mese giocherà all'Olimpico, è ancora a +7 -, a Lecce si può parlare di un punto guadagnato. Per i pugliesi un numero di tiri mai così alto in stagione (27), peccato che come avvenuto in altre occasioni sia mancata la precisione. In sequenza Piccoli, Gallo, Krstovic ma soprattutto Dorgu (clamoroso il suo errore con la porta spalancata) falliscono il bersaglio. E quando Banda riesce a inquadrare la porta, ci pensa Svilar a negargli il gol, mentre Oudin scheggia la traversa nel finale.
La poca cattiveria sotto porta è uno dei motivi per cui i salentini hanno vinto solo due delle ultime 14 partite. La Roma, con Giacomazzi idolo salentino che torna a Lecce da ex come vice di De Rossi, appare in grande difficoltà (ma già a Firenze prima della sosta aveva sofferto) e subisce il dinamismo degli avversari, anche perchè il centrocampo è troppo statico e passivo, spesso sovrastato da quello leccese. De Rossi cambia gli interpreti in attacco, ma in questo momento nel quale Lukaku sembra appannato non può prescindere da Dybala ed El Shaarawy: la Joya gioca gli ultimi 15 minuti («sta bene ma non abbiamo voluto rischiare», così De Rossi), il Faraone inventa un tacco che concede ad Aouar (decisivo nel recupero a Firenze e stavolta nurato da Falcone) l'occasione più ghiotta.
Al netto del palo «pizzicato» da Angeliño, il Lecce può rammaricarsi dei tre punti mancati mentre la Roma recrimina per un rigore non dato a Zalewski. «A me piace un calcio in cui questo di Lecce non è penalty, ma le regole devono essere sempre uguali sennò diventa difficile...
- ha sottolineato il tecnico che da oggi inizierà a pensare al derby con la Lazio nel quale mancherà Ndicka squalificato per il giallo di ieri -. In gare come quella che abbiamo giocato a Lecce la squadra deve imparare a essere un po' sporca».
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