L'occasione è ghiotta perché Beppe Marotta, da presidente dell'Inter, ritira il premio Nils Liedholm, un gigante del passato che ha contribuito a scrivere pagine importanti nella storia del Milan. E la battuta del presidente rossonero Scaroni («siamo l'unica squadra di Milano») è troppo fresca per restare senza replica, anche se in realtà - visti i tempi sono pochi quelli che hanno riso. «Auguro anche a lui di arrivare presto alla seconda stella», dice il presidente nerazzurro, accarezzando la cravatta col simbolo della due decine tricolori. Quasi inutile ricordare che proprio Liedholm (1979) firmò dalla panchina la stella del decimo scudetto rossonero. «È un amico, nessuna intenzione di fare polemica», aggiunge Marotta in coda all'evento di Cuccaro, nell'Alessandrino, ormai un classico in questo tipo di premi.
Chi più o meno velatamente, ma certo volutamente, ha alzato la polemica fra amici è stato Antonio Conte, con i suoi cattivi retropensieri in coda a Inter-Napoli. Del resto i due si conoscono da sempre e hanno lavorato insieme a Torino come all'Inter. «Conte è una persona intelligente e un grande comunicatore, avrà il suo obiettivo quando parla», la botta di Marotta che vale anche di più, a due giorni di distanza. Per lui il rigore c'era, anche se secondo la commissione arbitri sarebbe da ascrivere alla categoria rigorini e quindi da non fischiare. «Per me era rigore. Un rigore ineccepibile».Il sospetto è che Conte col suo attacco, dopo un pareggio, abbia voluto spostare l'attenzione, portare la questione oltre Inter-Napoli, magari al girone di ritorno e alla volata scudetto. «Non lo so, è stato un episodio nemmeno rilevante. Credo che la centralità dell'arbitro debba restare prioritaria».
Cinque punti in meno rispetto all'anno scorso, ma nessuna preoccupazione apparente. «Siamo una grande squadra che deve rispondere in pieno alle competizioni cui partecipa: campionato o Champions League, non c'è distinzione, vogliamo arrivare fino in fondo ovunque».
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