Solo l'assist del 2-2 contro gli Usa, poco per lasciare così. Ieri finalmente l'ha messa, poteva farne cinque o sei ma ha trovato uno bravo almeno quanto lui. Il mondiale di Cristiano Ronaldo finisce così, con quelle quattro pere tedesche agli albori del girone che lo hanno subito marchiato. Ci speravano anche gli africani dopo il pari di Asamoah, una delle reti più belle, ma il destino aveva già scritto il verdetto.
Portogallo-Ghana aveva una probabilità su mille di contare qualcosa. E non solo per colpa di Germania-Usa, l'altra del girone che con un pari avrebbe promosse entrambe. Il Portogallo doveva vincere con quattro reti di scarto e sperare in una sconfitta degli yankee, con un Cristiano Ronaldo mezzo zoppo e maldisposto, deluso per non aver ancora lasciato neppure una piccola traccia del suo passaggio in Brasile. Aveva fatto outing e confessato che lui in questo Portogallo non ci aveva mai creduto: non vinceremo mai niente perché non siamo una nazionale di livello.
Vecchia storia, il Portogallo non ha mai vinto niente neppure ai tempi di Eusebio e Coluna, o più recentemente con Figo e Rui Costa. Magari c'è andato vicino come ieri, quando la qualificazione all'improvviso si poteva anche materializzare. Ma è stata solo una piccola illusione. «Mi chiedete di Ronaldo? - ha risposto alla vigilia il medico Henrique Jones -. Bè, posso dirvi che non so se sia al cento per cento. Ma so che può giocare». Eppure ancora una volta tutto è girato attorno a lui. Non è facile chiamarsi Cristiano Ronaldo, ritirare il Pallone d'oro, riciclare in miracolo ogni azione quotidiana e uscire dal mondiale per colpa di Fatawu Abdul Dauda. Il portiere ghanese ieri gli ha preso tutto, tranne una palla che ha colpito la traversa dopo appena cinque minuti. Poi è iniziato il bombardamento: al 12' una punizione messa in angolo, 18' paratona su girata di testa a botta sicura su cross di Pereira dalla destra, 28' palla recapitata sulla testa da Veloso, Dauda gliela toglie con le unghie, 32' dribbling secco su Afful, destro potente respinto, intervallo. A dieci dalla fine, tre del Ghana, Mensah, Boye e Dauda, si spingono a vicenda su un campanile in area piccola, Cristiano Ronaldo è a tre metri e osserva con le mani sui fianchi. La palla gli arriva perfetta sul sinistro, al volo, 2-1, ecco il segno. Non ha neppure esultato, il clima era questo, sapeva di non aver compiuto imprese memorabili in questi giorni. Servivano altri tre gol e a quel punto mancavano solo dieci minuti scarsi. Al 38' ha calciato due volte in porta, Dauda ha respinto la prima e poi la seconda. Al 90' ha tentato il numero, quello sarebbe rimasto nel Mondiale, sicuro: ha colpito di piatto destro dentro l'area piccola, a un metro di altezza, palla accarezzata a proseguire sopra la traversa, dubbi sulla porta che si sia improvvisamente abbassata. Al 92' resa di conti con Dauda, palla al piede lo affronta in uscita disperata, il ghanese degli Orlando Pirates lo ipnotizza. Fine, Ronaldo segna e vince, il Portogallo è fuori.
C'erano anche gli altri ma erano contorno nel piattino a fianco, a segnalarsi veramente c'è stato il solo John Boye, ieri in giornata ispirata. Un testimone era presente quando nel ritiro del Ghana è arrivata la cassa piena di dollari spedita dal presidente John Dramani Mahama. Erano i compensi promessi per questa spedizione in Brasile, circa 3 milioni tutti in contanti. La cassa è stata aperta alla presenza dei 23 giocatori della rosa e poi si è passati alla divisione, distribuzione e incasso della fresca. Urla di gioia, palpabile emozione, euforia generale quando il ventisettenne del Rennes si è letteralmente lasciato andare tenendo fra le sue braccia le banconote.
Il testimone ha detto che in fondo si è trattato solo di un bacio. Di sicuro il ragazzo si è deconcentrato, prima ha segnato nella sua porta l'1-0 per il Portogallo al 31', poi ha tentato la doppietta al 45', palla fuori di poco, Dauda stava per corrergli dietro- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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