"Sarà il derby della svolta. Se il Milan farà l'Argentina e Suso il nostro Messi..."

Reduce dalla qualificazione ai Mondiali sprona i suoi. "Europa League? Mai vinto coppe, è ora"

"Sarà il derby della svolta. Se il Milan farà l'Argentina e Suso il nostro Messi..."

nostro inviato a Milanello

Lucas Biglia, dall'Argentina al derby...

«È una delle settimane più toste della mia carriera. Spero di avere questa adrenalina fino a lunedì. Per essere al meglio contro l'Inter ho anche preso un volo privato con Messi, Mascherano, Di Maria e Dybala. Sono arrivato mercoledì sera, non sono riuscito a dormire per ventiquattro ore...».

Dall'Ecuador al derby, il Milan deve fare come Messi?

«Esattamente. Prima di tutto non possiamo fallire perché c'è l'Inter. È il momento di non perdere più punti».

Lei è anche un leader dell'Argentina come ne siete usciti?

«Io, Messi, Mascherano e Di Maria siamo rimasti in ritiro il giorno dopo il pareggio con il Perù nonostante il giorno libero. Ci siamo confrontati per prepararci al meglio».

Dirà qualcosa anche ai compagni domani?

«Queste partite non si vincono solo con la voglia, serve carattere, intelligenza e qualità».

Cosa rappresenta questo derby per il Milan?

«Può essere la svolta. È il momento di fare il salto di qualità».

C'è l'Inter di Icardi...

«È il pericolo numero uno».

E nel Milan chi deve fare come Messi?

«Suso. Ha qualcosa in più degli altri: è il momento di esibire questa qualità».

Le toccherà lanciare Andrè Silva...

«Può diventare un campione, per movenze ricorda Van Basten».

Biglia generoso per natura?

«Mi piace sfidare tutto, anche i dottori. Fino a oggi ho sempre vinto io».

Ovvero?

«Nel 2000 sono stato 14 giorni in ospedale per la peritonite. Tutto perché volevo giocare con le giovanili della nazionale nonostante i forti dolori alla pancia. Mi hanno dato una pastiglia che ha complicato la situazione dell'appendicite...».

Poi si sarà fermato?

«Macché. Sono tornato a casa e dopo quattro giorni mi allenavo».

Altro che Swarovski.

«Non è la verità. Nel 2015 contro l'Inter Felipe Melo mi diede un calcio al collo e mi si stirò un nervo. Sono stato fermo perché prendevo il cortisone, ma hanno detto che avevo un problema al polpaccio. Poi mi sono fatto davvero male al polpaccio... Ma ho avuto solo tre infortuni muscolari in carriera».

Perché è arrivato tardi al grande calcio?

«È vero. A vent'anni ero all'Anderlecht, la Champions..., ma poi è morto mio papà. Non avevo più voglia di giocare, ero da solo, volevo tornare a casa».

La svolta?

«Nel 2009 quando mia moglie è rimasta incinta. Ma a quel punto avevo perso due anni e ho dovuto dimostrare di nuovo tutto. Ho avuto fortuna perché il vice allenatore mi ha consigliato al suo amico Tare».

Cioè Lazio che vuol dire derby della Capitale, ora gioca quello della Madonnina.

«A Roma per una settimana c'è grande pressione. A Milano si sente il giorno della partita, che poi è quello che si deve sentire veramente».

Una sua particolarità sono i tanti tatuaggi religiosi.

«La fede mi ha sempre aiutato».

Biglia non è proprio uomo da finali, le ultime sei giocate tra Lazio e Argentina le ha perse...

«Vincere ti fa fare il salto di qualità. Chi non vince ogni volta aggiunge un peso in più».

Simone Inzaghi la considera «il miglior centrocampista d'Europa».

«La stima è reciproca».

Montella.

«Grandissima persona. Per lui non è facile con tanti nuovi farli giocare come vuole con tre competizioni che non ti danno il tempo di lavorare».

Siete tutti con lui?

«Non sarebbe l'ideale cambiare allenatore adesso. Siamo con lui al 100%».

Nell'Inter c'è Antonio Candreva con il quale c'è stata la questione della fascia...

«È un problema creato da altri. Io e lui abbiamo sempre avuto un buon rapporto. Poi spero che domani non segni».

A proposito di capitano, Berlusconi ha appena detto che per lui doveva essere un vecchio e non Bonucci.

«In questa squadra ci sono tanti capitani. Con Leo, per quello che rappresenta, la fascia è nelle mani giuste. E le critiche a lui non sono normali. Io ho avuto questo problema alla Lazio. C'era Klose, il capocannoniere nella storia dei mondiali per capirci. E ho detto ai senatori: Se per voi è un problema, metto la fascia a vostra disposizione. Se l'avessi fatto per la critica avrei mancato di rispetto alla maglia, all'allenatore».

Berlusconi ha poi detto che il Milan non ha un gioco...

«Prima dobbiamo trovare l'identità, poi il gioco».

Se vincete o perdete, domani cosa può significare?

«Vincere significherebbe fiducia. La sconfitta non la prendo in considerazione».

Poteva andare all'Inter in passato...

«Il Milan è un treno che passa solo una volta».

Nel 2016 Suso disse al «Giornale» che se avesse segnato una doppietta sarebbe tornato a casa a piedi, lei?

«Aggiungo un altro pellegrinaggio alla Madonna di Lujan che dista 50 km da casa. Ne farò già uno per la qualificazione mondiale».

L'Europa League...

«Diciamo che io lo porto in finale e il Milan mi insegna a vincerle. Ma dobbiamo avere più ambizioni in campionato».

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