Saronni re 40 anni fa, Bettini 20: "Gara mai banale e conta la fortuna"

Nel 1983 Beppe trionfò dopo tre secondi posti. Nel 2003 Paolo temeva Cipollini e per vincere si ribellò alla strategia del team

Saronni re 40 anni fa, Bettini 20: "Gara mai banale e conta la fortuna"

Quando fu Saronni a vincere in via Roma, 1983, Paolo Bettini aveva 8 anni ed era davanti alla tivvù con papà Giuliano. Quando a vincere nel 2003 fu l'oro di Atene, Beppe era anche lui a casa, con Gloria sua moglie e fu felice di veder vincere quel piccolo grande corridore, che proprio a lui si era ispirato.

Cosa ricordate di quel giorno di 40 e 20 anni fa?

Saronni. «Nelle prime gare d'inizio stagione non avevo brillato perché avevo seguito un programma finalizzato ad arrivare al top proprio alla MilanoSanremo. Non volevo più un piazzamento. Avevo già ottenuto tre secondi posti e dentro di me avevo solo un sentimento: vincere. Alla vigilia della corsa, a fine cena, ricordo che invitai i miei compagni di squadra a brindare. Pietro Algeri, il nostro ds, chiese: stasera chi compie gli anni? E io: «Nessuno, stiamo festeggiando la mia vittoria, quella che otterrò domani!» Del giorno della corsa ricordo solo che volavo: stavo troppo bene».

Bettini. «Lo stress. Non ero quasi mai stressato, ma quel giorno lo ero. Sapevo di avere in gruppo un amico nonché un avversario che volava: Mario Cipollini. Quella cosa mi aveva creato uno stato di ansia piuttosto elevato e il fatto che la squadra avesse deciso che io dovessi attaccare solo sul Poggio mi rendeva inquieto. Poi, come spesso mi è capitato, ho fatto di testa mia. Ho attaccato sulla Cipressa e ho messo la squadra di Mario (Cipollini, ndr) in crisi. Se non avessi avuto quel guizzo, quell'intuizione, sono certo che avrebbe vinto lui. È una vittoria che considero ancora oggi una delle più emozionanti della mia carriera. La Sanremo non è mai banale».

Chi sarà l'uomo da battere?

S. «Chiaramente Pogacar, ma per lo sloveno sarà in ogni caso durissima, perché come era solito dire Adriano De Zan: è la corsa più facile e quindi la più difficile».

B. «Pogacar ha una condizione pazzesca, ma la Sanremo non è detto che premi sempre e solo il più forte, ma anche il più fortunato».

Quali gli uomini lì a lottare?

S. «Van Aert e Van der Poel di sicuro».

B. «Van Aert e Alaphilippe sanno come si fa a vincere, ma occhio all'ex iridato Pedersen».

E gli italiani?

S. «Ci sono? Scherzo Filippo Ganna ha una buonissima condizione e potrebbe essere una delle variabili di questa corsa. Se tiene sul Poggio e si lancia lungo la discesa, poi sarà difficile andarlo a riprendere».

B. «Ganna, Bettiol e Consonni, ma dico Lorenzo Rota: sono carte a sorpresa, ma ogni tanto escono».

Vi piace questo ciclismo?

S. «È chiaramente molto bello, anche se i nostri sono un po' ai margini, ma è anche il risultato della globalizzazione. Ai miei tempi il ciclismo era fatto da cinque nazioni guida, oggi ci sono ragazzi anche Eritrei che vanno molto forte. A proposito, occhio a Girmay, alla Sanremo potrebbe esserci anche lui a giocarsela».

B. «Tantissimo e non potrebbe essere altrimenti. Stiamo vivendo un ciclismo molto spettacolare, grazie a questa generazione di fenomeni.

Dopo anni di ciclismo watterizzato e computerizzato come quello targato Sky con Wiggins e Froome, oggi assistiamo ad uno spettacolo molto meno condizionato dalla tecnologia, anche se in questo ciclismo la tecnologia c'è eccome: ma è l'approccio mentale che è diverso».

Tv: 9,55 Raisport, dalle 14 Rai2

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