L'Italia della scherma vince con lo schema 4-4-2. Uno schema che ha fatto le fortune anche nel calcio, alla faccia dei soloni della nouvelle vague. Quattro ori, quattro argenti, due bronzi, 10 medaglie che fanno top nel medagliere e infiocchettano il buon ricordo. E un flop non proprio annunciato: quello del fioretto maschile a squadre. Proprio loro, campioni del mondo un anno fa al Cairo. Stavolta hanno pasticciato contro Hong Kong, Marini fresco campione del mondo e Garozzo, che oggi forse è più medico e meno schermidore, si sono fatti prosciugare nei punti con un finale disastroso (45-40). Finale disastroso, eppoi tumultuoso dovuto al dispetto di Cheung Ka Long, campione olimpico: nel momento della vittoria e davanti al tifo da stadio del pubblico di Milano ha risposto con il dito al naso, come a dire: silenzio. Sono scattati nervi tesi fra atleti e tecnici, sugli spalti mani protese stile ultras da stadio. Con aggiunta di qualche errore arbitrale. Non a caso il presidente federale, Paolo Azzi, è andato piatto: «Sei il peggior arbitro del torneo» ha detto all'interessato, salvo scusarsi qualche minuto dopo. Finisce così il mondiale dell'Italia. Italia che raccoglie successi beneauguranti nel fioretto (due ori individuali, Alice Volpi e Tommy Marini, oro a squadre donne, argento e un bronzo in rosa) e magari ricorderà che anche nell'ultimo mondiale italiano, Catania 2011, l'oro del fioretto individuale andò ad Andrea Cassarà, ma l'Italia restò fuori dal podio, salvo rifarsi l'anno dopo ai Giochi di Londra con un titolo olimpico. Idea che il ct Cerioni ha realizzato subito dopo il botto, prima di andare a conquistare il 5° posto contro i francesi, guarda un po'. Progetti e obiettivi non cambiano. A Parigi 2024 ci saranno bolge di pubblico e riguardi per i padroni di casa. «Comunque noi restiamo la squadra dei più belli», ha concluso Marini per fare immediato reset. E Cerioni, che temeva la trappola di Hong Kong, pensa a contromisure per i Giochi: «Questo è un passaggio a vuoto che non ci doveva essere. Dobbiamo imparare dagli errori. Abbiamo sempre una spada sulla testa che dice: dovete vincere. Dovremo arrivare a Parigi con l'idea di essere i più forti, le gare future serviranno a consolidare l'idea». Peggio se la passa il gruppo sciabola. Parola del presidente: «Serviranno risultati per ottenere posti alti nel ranking». Infine la spada celebra 5 medaglie con ottimismo e orgoglio. «I leader non si trovano, si creano da soli». Nella parole di Dario Chiadò, responsabile d'arma, l'incoronazione per Davide Di Veroli: un predestinato.
Mondiale quasi da record in ogni senso: grande pubblico e tifo calcistico apprezzato dagli atleti che ne sono disabituati, ottimi audience Tv. «Una scommessa vinta», ha sintetizzato Marco Fichera, anima organizzativa.
«Battere la diffidenza è stato il più bel assalto vinto», ha chiuso Giorgio Scarso, ex presidente. «Usmanov, l'ex presidente internazionale, mi disse: impossibile un mondiale a Milano, c'è troppo caldo». C'era il caldo, c'è stato il mondiale. Per fortuna Usmanov non c'è più.
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