Schwazer, tribunale di Losanna respinge il ricorso: la squalifica resta

Secondo i giudici, non è dimostrata la "massima probabilità" della manipolazione delle urine usate per il controllo antidoping che portò alla squalifica di 8 anni

Schwazer, tribunale di Losanna respinge il ricorso: la squalifica resta

Il tribunale federale di Losanna ha respinto la richiesta di sospensione della squalifica del marciatore Alex Schwazer.

Brutte notizie per Alex Schwazer, Il Tribunale federale svizzero di Losanna non ha concesso la misura cautelare, cioè la sospensione della squalifica che aveva richiesto il marciatore altoatesino. È quanto apprende l’Agi da fonti dello staff del campione olimpico della 50 km di marcia di Pechino 2008, squalificato per recidività al doping fino al 2024. Secondo i giudici, non è dimostrata la massima probabilità della manipolazione delle urine usate per il controllo antidoping che portò alla squalifica, come ipotizzato da Schwazer.

Schwazer si era rivolto alla giustizia ordinaria svizzera e aveva chiesto la sospensione della squalifica di otto anni per doping inflittagli dal Tribunale arbitrale dello sport nell'agosto 2016, alla vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. La richiesta della sospensione era stata avanzata dopo quanto scritto dal gip di Bolzano, Walter Pelino, che indicava, allo stato degli atti, quale ipotesi più plausibile la manipolazione delle provette del controllo antidoping del primo gennaio 2016, quello che poi ha portato alla squalifica di Schwazer. Il Tribunale svizzero sostiene invece che ''non risulterebbe con estrema verosimiglianza fondata e cioè che non risulterebbe con assoluta certezza la relativa prova''.

Arriva quindi l'ennesimo colpo di scena del più complicato caso giudiziario-politico di doping dello sport italiano, che da sempre divide ferocemente innocentisti e colpevolisti. Intanto il marciatore bolzanino a inizio novembre aveva lasciato la sua Racines ed era tornato a Roma ad allenarsi con il sogno in tasca di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Dietro la ferrea volontà di continuare la sua battaglia c’è la rabbiosa protesta contro le lentezze dell’indagine penale e la volontà di scoprire se la scioccante positività al testosterone del gennaio 2016 sia stata o meno provocata un complotto ordito dalla federazione internazionale di atletica leggera, da sempre sua nemica giurata.

Niente Olimpiadi, quindi per l'altoatesino che sperava nella misura cautelare per annullare la squalifica per recidività al doping fino al 2024 e provare a partecipare a Tokyo 2020.

In ogni caso il legale dell’altoatesino Gerhard Brandstaetter non intende gettare la spugna e dichiara: "Sulla base di questo verdetto Alex Schwazer porterà avanti con massima convinzione il procedimento davanti al Tribunale federale, con lo scopo di portare le prove necessarie per una sospensione della squalifica". Insomma almeno per il momento non è finita qui.

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